E' tempo di nuovi Frantoi


E' una nuova esperienza. Un nuovo progetto.
Coraggio e valevole entusiasmo, è quello che ho respirato ieri sera alla inaugurazione del nuovo Frantoio Oleario dei Fratelli Sansone.
Mariano e Gianni - da oggi - avranno  a che fare con l’olio extravergine da olive, e lo faranno nel modo migliore. Ne sono sicuro. Si, perché loro parlano di giusta e corretta informazione, parlano di formazione e di innovazione, di cultura dell’olio da olive. La molitura delle olive è quindi solo una delle tante attività che i fratelli Sansone organizzeranno, il frantoio è luogo di educazione alla qualità e al gusto. Non mancheranno dunque le iniziative volte alla sensibilizzazione dei consumatori, accogliendo i propri clienti e gli operatori e appassionati del settore nel luogo in cui nasce l’olio da olive, dove si può degustare in purezza dopo avere assistito alla frangitura delle olive in presa diretta.
I Sansone, che hanno attività imprenditoriali anche in Inghilterra, daranno la giusta dimensione alla nuova attività. Gianni (per gli amici Jonny) e Mariano mi hanno parlato di degustazioni guidate, per soddisfare tutte le curiosità e le “perplessità” delle percezioni sensoriali dell’olio extravergine da olive del Matese.

Auguro un buon lavoro agli amici rinnovando gli auguri per la loro forza e il loro coraggio. La qualità sta soprattutto nelle persone, nella famiglia e nelle novità che si propongono.

Frantoio Oleario F.lli Sansone
Via Provinciale Piedimonte - Sant'Angelo
81011 - Alife (Ce)
Tel. 0823 789494  -  Cell. 3408663527

Buon Olio da gastroliArt!








 

 




  





Olio. Eurispes: paradosso dell'Italia prima importatrice mondiale e consumatori vittime di truffe


Con un po’ di "rancore", riporto integralmente il comunicato stampa diffuso da Eurispes. Pur riconoscendo che ci vuole un po’ di pazienza a leggerlo.

Non è tutto “oro giallo” quello che si utilizza ogni giorno in milioni di case italiane. Anzi. L’olio extravergine d’oliva, tra i prodotti cardine della dieta mediterranea e uno dei fiori all’occhiello del cosiddetto Made in Italy, purtroppo molto spesso di “oro” non ha quasi nulla.

Il saldo della bilancia commerciale del settore oleario è negativo, almeno per quanto riguarda i volumi in quantità.

Infatti se le esportazioni nette per il 2012 hanno un saldo positivo di 114,2 milioni di euro (+295,5% rispetto all’anno precedente, spiegato da una contemporanea crescita del valore delle esportazioni e diminuzione di quello delle importazioni), dal punto di vista delle quantità tale saldo diventa negativo e pari a -183mila tonnellate nel 2012 (comunque in ripresa rispetto al biennio 2010-2011 in cui il saldo negativo era ben oltre le 200mila tonnellate).
La quantità maggiore di olio di oliva importato nel 2012 risulta essere quello spagnolo con 392mila tonnellate (pari al 65,5% del totale), seguito dall’olio greco con circa 117mila tonnellate (pari al 19,5% del totale) e da quello tunisino con 76mila tonnellate (pari al 12,7%).
Il caso dell’olio proveniente dalla Tunisia merita un discorso a parte: infatti, con 76mila tonnellate, monopolizza le importazioni dai paesi extracomunitari, coprendo il 96% di esse e facendo registrare un notevole aumento rispetto al 2011.
L’Italia è paradossalmente il primo importatore mondiale di olio di oliva, detenendo una quota pari al 35% (2011) e superando paesi come Stati Uniti, Germania e Regno Unito; al contrario, riguardo alle esportazioni, la quota italiana è del 22% nel 2011, ampiamente al di sotto del livello della Spagna che si attesta su una quota di circa il 50%.
«Queste cifre, che emergono dal nostro 2° Rapporto sulle Agromafie, realizzato in collaborazione con Coldiretti – spiega il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – dimostrano che i consumatori sono vittime di vere e proprie truffe alimentari dal momento in cui, dietro al paravento di marchi sedicenti italiani ed etichette fuorvianti, vengono commercializzati oli di oliva di bassissima qualità, spesso ottenuti attraverso la raffinazione degli oli importati».
Il procedimento adottato per la contraffazione, in sintesi, è il seguente: vengono importati oli grezzi provenienti da Spagna, Grecia e Tunisia sfruttando il loro basso costo di produzione (derivante sia da metodi di coltivazione iper-intensivi che dalla scarsa remunerazione del lavoro); in secondo luogo, dal momento che tali oli risultano essere di infima qualità, vengono miscelati con basse quantità di oli realmente italiani e successivamente “deodorati” (cioè trattati attraverso lavaggi chimici, non ammessi per legge per l’olio extravergine) in modo da modificarne le caratteristiche organolettiche, correggendone quindi i difetti. 
Il piano di sorveglianza attivato a livello nazionale sulle aziende produttrici attraverso un campionamento di olio su tutto il territorio italiani ha prodotto risultati allarmanti: rispetto alla non conformità secondo il limite di 30 mg/kg, ben il 49% del totale esaminati, sono risultati non conformi (di questi il 54% provenienti dal Sud, il 24% dal Nord e il 22% dal Centro) e il 51% conformi (27% dal Sud, 33% dal Nord e 40% dal Centro). Nel settore delle frodi sanitarie (prodotti contraffatti, sofisticati, adulterati e potenzialmente dannosi per la salute) solo la Guardia di Finanza nel 2012 ha sequestrato beni per un totale di 10.649.040 chili: di questi il 74% (8.195.709 chili) erano rappresentati dall'olio. Numerose anche le operazione del Nucleo Agroalimentare della Forestale che ha sequestrato 450 tonnellate di olio extravergine di oliva deodorato destinato a essere commercializzato per un valore di circa 4 milioni di euro e dei Nas che hanno recentemente sgominato un'organizzazione che operava tra Toscana e Lazio e sequestrato 2.500 litri di olio d'oliva privi di rintracciabilità, 5.000 litri di olio contraffatto e dichiarato extravergine, barattoli di betacarotene e decine di chili di clorofilla, sostanze con cui si tramuta fraudolentemente l'olio di semi in olio extravergine di oliva.
L’obiettivo del processo di deodorazione è quello di eliminare il forte odore, il gusto acre e l’eccessiva acidità derivanti da una cattiva conservazione delle olive raccolte, che vengono lasciate per lungo tempo sotto al sole in cumuli oppure stipate nei cassoni degli autocarri favorendo la formazione di alcol metilici ed etilici degli acidi grassi attraverso un processo di fermentazione; infine, questi oli “taroccati” vengono imbottigliati e la bottiglia viene sommersa da riferimenti all’italianità del prodotto, in modo da rendere graficamente meno evidente l’etichetta sulla quale deve essere obbligatoriamente riportata la dicitura di “miscela” per gli oli così ottenuti.
«È chiaro – aggiunge Fara – che questo processo ha ricadute economiche ben precise, che spiazzano i produttori di vero olio Made in Italy costringendoli a una guerra di prezzi al ribasso che non si può coniugare con una qualità elevata: infatti, a fronte di un prezzo medio superiore ai 6 euro al litro per un buon olio extravergine di oliva che si possa classificare come italiano, il prezzo di un olio “deodorato” si può attestare su pochi euro al litro. Com’è facilmente comprensibile, la preoccupazione risiede nel fatto che tali acquisizioni, più che a rilanciare i marchi, punti nei fatti a “svuotarli” utilizzandoli come veicoli per commercializzare gli oli di bassa qualità: in questo modo, sfruttando quindi la fama dei marchi italiani nel mondo, sarebbe possibile trovare uno sbocco commerciale anche agli oli spagnoli, tunisini, greci che altrimenti avrebbero scarso (se non addirittura nullo) appeal».


Un mio commento.
Mi farebbe molto piacere ricevere molteplici commenti su quanto riportato e diffuso in questa nota, perché sarei curioso di capire gli italiani in fondo cosa ne pensano. Io, personalmente, credo che l’immagine dell’Italia nel mondo sia logorata da questi allarmismi inutili. Per “salvare” il comparto olivicolo c’è bisogno di tanta fiducia e probabilmente aumentare la produzione di olio e quindi la piantumazione di nuovi olivi nel territorio italiano. Altra soluzione? Non destabilizzare, anche perché di queste cose già ne sappiamo tanto. Per cui è inutile fare finta di nulla e rimettere ancora di questi allarmismi, che il consumatore finale nemmeno conoscerà mai.

Olive da tavola, queste sconosciute

Se ne parla davvero poco, ma sono buone e salutari.
Molti studi hanno arricchito la nostra cultura, le olive sono infatti utili contro l'invecchiamento della pelle ed hanno un alto contenuto di sostanze antiossidanti, ideali a combattere i radicali liberi. Le olive dunque, non sono meno salutari dell'olio da olive extravergine - principe indiscusso della dieta mediterranea - avendo un elevato potere antiossidante e svolgendo un'azione importante per la riduzione delle malattie cardiovascolari. E poi con l'invecchiamento della pelle, prima o poi ci si deve fare i conti, per ridurlo o rallentarlo, obiettivo che si può raggiungere con una corretta alimentazione. L’effetto del beta-carotene(precursore della Vitamina A) regalerà certamente un aspetto più giovane, grazie al ruolo rigenerante e protettivo per la pelle.


Le olive oltretutto favoriscono la digestione, in particolare quelle nere in quanto hanno meno carboidrati e più contenuto di lipidi, e stimolano l’appetito, oltre ad avere anche proprietà depurative. Una particolare raccomandazione però è d’obbligo e riguarda le olive in salamoia o sottosale, le quali, avendo un alto contenuto di sodio non sono consigliate per un consumo eccessivo, soprattutto a coloro che soffrono di patologie renale o ipertensione.

Libero Olio in Libero Stato

Ho ultimato la lettura qualche settimana fa, non ho avuto tempo – fino ad oggi – di scrivere le mie impressioni. Anche perché ci vuole un pensiero sano e vero. Luigi Caricato ha scritto un libro “oliocentrico”, dall’antica storia alla cultura dei giorni nostri, da quando l’olio era solo l’olio – per pochi – alla grande svolta dell’olio e la sua democratizzazione.
L’Italia è l’olio, l’Italia non è più l’olio, una analisi dettagliata che solo un professionista con l’esperienza del Direttore Caricato poteva regalare all’Italia in un libro speciale. Un prodotto semplice e complesso, ma immediato e lineare, pubblicato dalla casa editrice di cartone Zona Franca.
Il libro è da collezione, io posseggo l’esemplare numero 80, l’ho acquistato a Massarosa, quando lo ha presentato in occasione di Olio Officina Anteprima. Vorrei dirvi altro, ma non voglio togliervi il gusto della lettura, perciò munitevi di copia perché è davvero un bel lavoro.

A che punto siamo con l'Alta Qualità italiana

Un unico disciplinare di produzione, tutelato e garantito dal Ministero delle Politiche Agricole, per dare un unico marchio all’olio extravergine di oliva italiano a garanzia dell’alta qualità.
Le polemiche, in questi mesi non sono certo mancate, fra cambio di regole e sollecitazioni trasversali – ma la filiera va unita, è inevitabile quanto necessario. Unaprol, Cno e Unasco hanno contribuito molto alla realizzazione del disciplinare del Ministero, accelerando i tempi di realizzazione e riscuotendo un discreto accoglimento dagli operatori del settore oleicolo. E’ un progetto che richiede un enorme impegno da parte dei produttori, con un disciplinare di produzione che detta parametri stringenti, non solo chimici, ma anche agronomici. Per essere riconosciuto AQ, un olio deve avere una acidità ≤ 0,3 (acido oleico) e un numero di perossidi ≤  12 meq O2/kg. Questi solo alcuni parametri da onorare.
Sarà necessario quindi fare attenzione anche al rispetto dei tempi di raccolta delle olive con l’impegno dell’integrità del frutto, in modo da non provocare lesioni che incidono in maniera negativa sull’olio prodotto. Non superare le 24 ore tra raccolta e molitura, avendo cura di porre le olive in locali ben areati, onde evitare processi fermentativi e formazione di difetti sensoriali. Anche per la fase di molitura ci sono dei dettagli, sui tempi di processo – che non devono superare i 30 minuti e le temperature che devono essere comprese fra i 20 e 30° C.
Tutto voleva essere pronto per la campagna olearia in corso, una corsa contro il tempo, fra approvazioni del disciplinare da parte della Conferenza Stato-Regioni e l’esame di Bruxelles. Ma le elezioni politiche hanno rallentato tutto e tutti, anche se la Ministra De Girolamo ha ripreso con armonia la vicenda, pur prendendo atto di alcune resistenze – soprattutto da parte delle Regioni del Nord – per l’assunzione del disciplinare. L’olio da olive di Alta Qualità non ci sarà quindi per questa olivagione. Le Denominazioni di Origine, questo il problema - Lombardia, Toscana, Liguria e Veneto - hanno sollevato opposizioni sull’AQ. L’Alta Qualità potrebbe produrre scompensi ad un  mercato che oggi garantisce il giusto riconoscimento in termini economici all’olio da olive.
Il Ministero però non è d’accordo, e recisa che le DOP in vent’anni circa, rappresentano solo il 3% del mercato, e poi l’Alta Qualità non fa riferimento all’origine del prodotto. E’ questa la differente visione, frutto di una attesa inaspettata e involuta.
Ora è al vaglio un nuovo disciplinare, completo di modifiche e dettagli voluti, ulteriori opposizioni non sono accettate.


Il Mipaaf vuole l’Alta Qualità dell’olio da olive Italiano. E l’Italia, seppure con i ritardi che oramai la contraddistinguono, attende con gioia il suo arrivo.

Com'era l'olivagione 70 anni fa? Il racconto di mia nonna Carmelina

E' il racconto di mia nonna, l'affascinante ricordo dell'olivagione di quando era giovane, aveva 15 anni. Appena 15 anni e già tanta responsabilità, caricata di tanto lavoro e di senso della famiglia. Brividi, se penso a quello che sono oggi la generazione dei quindicenni.

Si partiva presto, alle 5 del mattino, il nostro territorio è collinare e gli oliveti si raggiungevano dopo qualche decina di minuti di cammino. La “cesa” (così è chiamato l’oliveto di montagna dalle nostre parti) della nonna era quasi a San Pasquale – località di Piedimonte Matese – e si raggiungeva attraverso le mulattiere della montagna. Nonna mi racconta che non ci si vedeva mai soli, ad ascendere le montagne erano in molti, molte famiglie. Arrivati, non c’era tempo da perdere, subito a lavoro, già organizzati, chi sull’albero e chi a raccogliere le olive a terra, curvati - fino a quando si resisteva in quella posizione - e poi con le ginocchia a terra, che spesso era bagnata o umida. A dirigere i lavori era “ovviamente” il capo famiglia, mio bisnonno Carlo, nel bene e nel male, giusto o sbagliato, era lui che ribadiva cosa fare. E non era certo una imposizione o un cattivo carattere, era così per tutti, per tutte le famiglie, così doveva essere, era giusto, normale.

Un dato reale, una realtà dolente

Chi ne sa qualcosa, chi vive con l'olivicoltura e con i sui genitori - e si imbatte in una lettura del genere - non può che generare una grossa riflessione. Che estendo a chi mi segue.
E’ veramente giusto punire, con una multa salata, un olivicoltore per passione, solo perché coadiuvato dalla madre in pensione? E’ vero, l’Inps fa il proprio lavoro e non ci sono dubbi, però non si può demolire il buon senso. Ho voluto di proposito – pubblicare questa foto, perché mi fa pensare a quando i grovigli della burocrazia non esistevano e prevaleva – per l’appunto – il buon senso e la felicità del popolo intero in alcune occasioni dell’anno come la raccolta delle olive o la mietitura del grano.
Altri tempi, purtroppo, chissà se torneranno!
I nostri tempi “moderni” ci hanno portato a quanto ho letto - stamane - su Olio Officina magazine, in merito a quanto capitato ad un olivicoltore della Regione Marche, amico di Elisabetta Stella, che per prima sul proprio Facebook ha pubblicato la nota.

Invito tutti a leggere e soprattutto a riflettere:


La trasparenza nell'informazione

E’ questo il tema che vi propongo oggi. L'origine degli oli. Perché in etichetta non si inserisce in maniera chiara e leggibile? E perché no, anche in etichetta frontale? Perché ci sono remore per questo aspetto?
Ho assaggiato qualche giorno fa alcuni oli greci e spagnoli, di ottima qualità e particolari, e mi sono chiesto perché non differenziarli dagli oli di massa, perché non commercializzarli come oli spagnoli o greci. Differenziarli dagli oli di massa, perché tanto chi acquista oli di massa, continuerà a farlo indipendentemente dall’origine.
Bisogna garantire la giusta trasparenza, perché assicurandola, si farebbe comprendere meglio anche la differenza di prezzo che c'è fra i tanti oli in commercio (da 2,9 euro a 26,2 euro). Iniziare a commercializzare oli monovarietali, compresi quelli europei, che difficoltà ci sono?
Proprio ieri, in auto, chiesi a mio zio, venuto in vacanza dalla Scozia, quale olio mangiava. Olio Toscano mi ha risposto, il Carapelli. Ne ho acquistato in offerta proprio due giorni fa, 5 litri a 20 sterline.

Assaggiatore di formaggi. Il corso di I° livello

Alla base della buona gastronomia, c’è sempre Cultura e Formazione. E’ per questo, che ospito ben volentieri – sul mio Blog – la notizia appresa dall’amico Agronomo dottor Mario Sanza, delegato Onaf (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio), del corso di assaggio per aspiranti assaggiatori di formaggio di I° livello. Il corso si terrà a Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta, presso la gastronomia Rue le Pic - dal 5 Novembre al 5 Dicembre 2013. Ed io ci sarò, si, perchè come per l’olio da olive, anche il formaggio “da latte” è ricco di svariate sfumature sensoriali - ed ha bisogno di diffondere la propria cultura e di valorizzarsi, alla luce delle più avanzate metodologie di assaggio. L’Onaf, nata a Cuneo nel 1989, è la prima organizzazione italiana che promuove la cultura, la formazione e la conoscenza – a un pubblico sempre più ampio – del formaggio e dei prodotti lattiero caseari.

Lascio a vostra disposizione il link per ulteriori dettagli.


L'Olio da olive dell'Alto Casertano deve avere una propria identità

Io ci credo, e mi sono impegnato in prima persona. Porterò avanti questo progetto e questo percorso per il territorio dell'Alto Casertano e per l'olivicoltura che merita un riconoscimento per le cultivar di pregio di cui dispone. La bellezza del territorio ed il clima creano un assoluto equilibrio per la produzione di un eccellente ed autentico olio extravergine di oliva, presente da secoli di storia. C’è tanto da lavorare nel nostro territorio, a cominciare dalle tecniche di coltivazione, alla raccolta al giusto punto di maturazione, alle dovute attenzioni alle fasi di lavorazione - tutte caratteristiche necessarie per creare un prodotto unico, caratterizzato da un preciso carattere e da precise percezioni sensoriali.

Corso per assaggiatori di Olio - I° livello

Si terrà a Roma, presso la sede dell'UMAO, in via Ardeatina 524, il Corso di Primo Livello per Assaggiatori di Olio Vergine. Il corso si articolerà su 6 incontri, con cadenza settimanale, più gli esami, durante i quali verranno trattati argomenti inerenti la conoscenza della composizione, estrazione e commercializzazione dell’olio.

E’ sempre l’occasione di avvicinarsi al mondo dell’olio da olive attraverso i corsi di assaggio organizzati da professionisti ed esperti del settore. Attraverso la degustazione ed un buon excursus teorico ci si inizia a rendere consapevoli dell’importanza e di questo prezioso prodotto.



Il DNA di alcuni ristoratori italiani

Sono sempre a scrivere le stesse cose, ma è la prima volta che mi capita una situazione del genere. La battaglia delle Oliere è ancora in corso, e a quanto pare ci troviamo in una confusa mescolanza ideologica, per cui ognuno si sente libero di servire il lubrificante o grasso che preferisce all’interno della sua gastronomia. Non voglio parlare di Leggi, ho già scritto che non c’è Legge che tenga senza cultura, rispetto e senso civico. 

E’ su questo punto che voglio battere il martello, perché non si può entrare in una osteria Toscana e trovare una bottiglia di olio del povero “IGP Toscano scaduta nel 2011 e chissà quante volte rabboccata con il presunto extravergine. 

E per favore, così è peggio delle santissime oliere. E’ solo per ragionarci su, la qualità di un extravergine è un impegno duro e costoso, soprattutto per chi si fregia di un marchio di qualità - rispettando un disciplinare di produzione molto articolato e complesso - per garantire ancora più sicurezza, qualità e certificazione al proprio lavoro, con immenso sacrificio.

Il valore della Vita

E' un messaggio dovuto, una forma di sfogo, di rispetto, per chi come me non riesce a spiegarsi una semplice domanda.

Quale valore da alla propria vita un essere umano, che trova la forza e il coraggio di provare a cambiare il proprio destino, lasciando la propria terra natale, e impugna il rischio forte di un viaggio che forse avrà sapore amaro. Non voglio commentare quanto accaduto ieri a Lampedusa, ma voglio condividere con voi il testo di una poesia, in ricordo anche dell’immagine dei nostri conterranei e di quello che, purtroppo, anche loro stessi hanno dovuto subire alla ricerca di un destino oscuro, trovando lo stesso coraggio e la stessa forza di coloro che, purtroppo, ieri non ce l’hanno fatta.

Li emigranti
“Cogli occhi spenti, con le guance cave,
Pallidi, in atto addolorato e grave,
Sorreggendo le donne affrante e smorte,
Ascendono la nave
Come s’ascende il palco de la morte.

E ognun sul petto trepido si serra
Tutto quel che possiede su la terra.
Altri un misero involto, altri un patito
Bimbo, che gli s’afferra
Al collo, dalle immense acque atterrito.

Salgono in lunga fila, umili e muti,
E sopra i volti appar bruni e sparuti
Umido ancora il desolato affanno
Degli estremi saluti
Dati ai monti che più non rivedranno.

Salgono, e ognuno la pupilla mesta
Sulla ricca e gentil Genova arresta,
Intento in atto di stupor profondo,
Come sopra una festa
Fisserebbe lo sguardo un moribondo.

Ammonticchiati là come giumenti
Sulla gelida prua morsa dai venti,
Migrano a terre inospiti e lontane;
Laceri e macilenti,
Varcano i mari per cercar del pane.

Traditi da un mercante menzognero,
Vanno, oggetto di scherno allo straniero,
Bestie da soma, dispregiati iloti,
Carne da cimitero,
Vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.

Vanno, ignari di tutto, ove li porta
La fame, in terre ove altra gente è morta;
Come il pezzente cieco o vagabondo
Erra di porta in porta,
Essi così vanno di mondo in mondo.

Vanno coi figli come un gran tesoro
Celando in petto una moneta d’oro,
Frutto segreto d’infiniti stonti,
E le donne con loro,
Istupidite martiri piangenti.

Pur nell’angoscia di quell’ultim’ora
Il suol che li rifiuta amano ancora;
L’amano ancora il maledetto suolo
Che i figli suoi divora,
Dove sudano mille e campa un solo.

E li han nel core in quei solenni istanti
I bei clivi di allegre acque sonanti,
E le chiesette candide, e i pacati
Laghi cinti di piante,
E i villaggi tranquilli ove son nati!

E ognuno forse sprigionando un grido,
Se lo potesse, tornerebbe al lido;
Tornerebbe a morir sopra i nativi
Monti, nel triste nido
Dove piangono i suoi vecchi malvivi.

Addio, poveri vecchi! In men d’un anno
Rosi dalla miseria e dall’affanno,
Forse morrete là senza compianto,
E i figli nol sapranno,
E andrete ignudi e soli al camposanto.

Poveri vecchi, addio! Forse a quest’ora
Dai muti clivi che il tramonto indora
La man levate i figli a benedire....
Benediteli ancora:
Tutti vanno a soffrir, molti a morire.

Ecco il naviglio maestoso e lento
Salpa, Genova gira, alita il vento.
Sul vago lido si distende un velo,
E il drappello sgomento
Solleva un grido desolato al cielo.

Chi al lido che dispar tende le braccia.
Chi nell’involto suo china la faccia,
Chi versando un’amara onda dagli occhi
La sua compagna abbraccia,
Chi supplicando Iddio piega i ginocchi.

E il naviglio s’affretta, e il giorno muore,
E un suon di pianti e d’urli di dolore
Vagamente confuso al suon dell’onda
Viene a morir nel core
De la folla che guarda da la sponda.

Addio, fratelli! Addio, turba dolente!
Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente,
V’allieti il sole il misero viaggio;
Addio, povera gente,
Datevi pace e fatevi coraggio.

Stringete il nodo dei fraterni affetti.
Riparate dal freddo i fanciulletti ,
Dividetevi i cenci, i soldi, il pane,
Sfidate uniti e stretti
L’imperversar de le sciagure umane.

E Iddio vi faccia rivarcar quei mari,
E tornare ai villaggi umili e cari,
E ritrovare ancor de le deserte
Case sui limitari
I vostri vecchi con le braccia aperte”.

Edmondo De Amicis - 1882

Esposizione permanente delle macchine storiche agricole e industriali del Sannio (Il sorriso di Elia)

E' un piacere presentarvi l'evento, che l'amico e Dirigente dell'Istituto Agrario di Piedimonte Matese, prof. Nicolino Lombardi – autore di tante belle pubblicazioni – ha costruito con tanta volontà e passione.

La complessità è uno dei punti di forza dell’ISISS di Piedimonte Matese, che raggruppa in una Dirigenza unica l’Istituto tecnico Industriale, l’Istituto tecnico Agrario di Formicola e di Piedimonte Matese con convitto e azienda agraria annessa. Da oltre 100 anni l’Istituto Agrario di Piedimonte Matese si trova sul fronte della divulgazione delle tecniche di coltivazione, cura e conservazione dei prodotti agricoli ed oggi l’azienda agraria è una realtà di 26 ettari, che produce graminacee, leguminose, vino ed olio extravergine di oliva della varietà autoctona Tonda del Matese. Negli anni ognuno degli Istituti ha conservato i macchinari dismessi, per via della sicurezza o della funzionalità, e questi ultimi, quando non sono stati abbandonati alle intemperie, hanno ingombrato senza onore scantinati o capannoni. Oggi queste macchine sono state raccolte e catalogate per realizzare una esposizione permanente delle attrezzature storiche, agricole e industriali, fruibile da piccoli gruppi di visitatori. L’idea è quella di continuare a lavorare a questo progetto con la creazione del sito, la redazione della cartellonistica, l’adeguamento dei locali, il miglioramento dell’illuminazione, la pubblicizzazione e la gestione delle visite guidate. In particolare si lavorerà per trovare intese di collaborazione con le Amministrazioni locali, affinché l’ambizioso obiettivo di far diventare questa raccolta di macchine un punto di riferimento per il turismo scolastico e per il territorio, possa essere raggiunto.

L’apertura dell’esposizione si terrà Sabato 5 Ottobre dalle ore 9,30 con la cerimonia di apertura della mostra presso L’Istituto Tecnico Industriale G. Caso di Piedimonte Matese.

Anche i topi alla ricerca della sana alimentazione

Lo hanno capito finanche i topi, l’olio extravergine è elisir di lunga vita.
A scoprirlo, in un locale parigino, la famosa Jo Squillo, nel bel mezzo di una cena con amici. Il topo sguazzava nell'ampolla con l’olio in cerca di una serena via di uscita, come il legislatore, quando ha trovato la “via di uscita” per la tanto combattuta legge che prevedeva il tappo anti rabbocco.
Forse, dopo questa disavventura, anche la UE si incomincerà a rendere conto dell’importanza delle bottiglie monouso non riciclabili. In Italia, la norma sul divieto delle oliere esiste dal 2006, per regolamenti interni, anche se solo sulla carta, perché poi la realtà è un po’ diversa. Si, la realtà è molto diversa, lo vedrete nei prossimi giorni…

In nome dell'olio, Vola

Sono l'essenziale per vivere. V.O.L.A., vino, olio, latte, acqua, sono i quattro elementi che l’autrice romana Margherita Loy confeziona in un libro da collezione pubblicato per la casa editrice Zona Franca. Io posseggo l’esemplare numero 28. L’olio costituisce, fra le quattro sostanze, la parte più importante, e ripercorre la fatica e le emozioni della raccolta unita alle sensazioni che l’olivicoltore prova nell’organizzazione dei preparativi.
L’autrice, conosciuta a Massarosa (LU) in occasione di Olio Officina Anteprima, possiede anche un oliveto di circa 600 piante, e produce extravergine per passione. Il libro è da leggere, molto concreto e avvolgente, ricco di suggestioni e con una singolare copertina di cartone.
Il nuovo olio è pronto per accoglierci, e la raccolta è il momento magico per farlo nascere, fra emozioni e percezioni piacevoli da condividere.

“(…) Alcuni giorni si lasciava trascinare al risveglio dall’ansia infelice che coglie i lavoratori della campagna quando il lavoro sembra talmente immenso e lungo, che ancora prima di iniziare si perde la preziosa energia indispensabile a portare a termine il progetto. Sapeva anche che la mente gioca brutti scherzi, come sentirsi impotente e sola. L’unica cura davanti alla disperazione era mettersi all’opera. Così alle sette era nell’oliveto, con gli stivali e il berretto di lana calcato sulle orecchie già gelate. (…)”


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Nasce Antico Podere Matesino, un'azienda giovane al passo coi tempi

È sempre un piacere scrivere di coraggio, di voglia di fare le cose, di non cullarsi sugli allori, di rischiare qualcosa per essere l...

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