Segni d’incultura

Quando si parla di olio, ahimè, si scivola sempre. A scanso di equivoci vi dico subito che tutto sommato è andata bene ieri a Sant'Angelo d'Alife, il dibattito sull'olio da olive previsto fra le attività della sagra dell'olio novello. Grazie, dunque, alla Pro Loco Santangiolese per l’invito. Sono contento di aver suscitato un po di sana curiosità e sono contento di aver detto, secondo il mio parere, le cose come stanno. La cosa più lungimirante, credo, in questi casi, è rendersi conto. Per un territorio che pone certe domande, organizzando anche convegni per discuterne, è necessario darsi prima delle risposte soprattutto sullo stato di salute dell'agricoltura e sui livelli di qualità sia dei prodotti che dei servizi offerti. E sulla classe dirigente.

Luoghi dell'anima

E' stata una positiva contaminazione, oggi, la passeggiata fra gli ulivi di zio Mario Capobianco. E così, come piace a lui condividere questi straordinari momenti, condivido anch'io lo splendore di quei maestosi paesaggi, di quei colori e di quelle terrazze alle quali zio Mario ha assegnato un nome specifico, come segno di unione, frutto del suo amore per la montagna. Siamo partiti da quota zero per arrivare in cima, passeggiando a zig zag fra gli ulivi secolari di Tonda del Matese e Olivastro che silenziosi raccontano la storia di noi, figli di quella terra. Storie di famiglie, di eventi calamitosi che hanno lasciato un segno, come quelli dolosi del fuoco che ha bruciato gli ulivi ma non li ha uccisi; sono rinati in una nuova generazione, quella buona, capace di dare frutti nuovi nel ricordo dei vecchi tronchi. E poi il corbezzolo, il mirto, le erbe che manco conoscevamo bene e altri frutti dimenticati: è il capolavoro della natura che affascina, la percezione viva della bellezza, l’azione del tempo e il tutto, perfezionato dai racconti che man mano zio mi raccontava. Sono bastate due ore ma non mancherà il tempo di ritornare, lì, in quel palcoscenico naturale, nei luoghi della nostra cultura.

L’ulivo è un albero millenario dalle mille virtù, dicono che sia nato insieme al mondo in segno di pace. L’alto casertano è un territorio ricco di ulivi, quasi 400.000 alberi, e vocato alla produzione di olio extravergine da olive di alta qualità.

Troviamo varietà autoctone, come la Tonda del Matese, che hanno peculiarità uniche, sia chimiche che organolettiche. L’olio extravergine prodotto nel Matese è un prodotto singolare, leggero e composto, dal fruttato di oliva medio, verde con sentore di mela banana, carciofo, erba appena falciata. Al sapore è deciso, con finale di bocca equilibrato tra amaro e piccante, con riflessi di mandorla, erbe di campo e rucola.

Altra varietà autoctona è la Caiazzana, che manifesta la sua massima espressione quando è lavorata per ottenere olive da tavola. Tuttavia anche l’olio ricavato da questa varietà è particolare, si presenta di colore giallo dorato intenso ed ha un fruttato leggero con sentore mandorlato e vegetale. Al palato è morbido e armonico con lieve sensazione di amaro e piccante.

QUI potete vedere le immagini



La truffa dell'olio è questione di conoscenza e di cultura

E' tutto racchiuso in un video, trasmesso dalla RSI (radiotelevisione svizzera) di quattro minuti e nove secondi. L'ottimo amico Cosimo Damiano Guarini, agronomo, esperto di olio da olive e autore del libro Lovolio, parla di olio da olive spiegando alcune semplici nozioni che ogni consumatore dovrebbe conoscere. Ed è proprio lì che si fa leva, sui consumatori, anche a seguito degli ultimi fatti di cronaca legati a famosi marchi. Il consumatore spesso non sa, ha poca conoscenza, poca cultura del prodotto e pertanto non è in grado di valutare la qualità del prodotto. Si parla di Made in Italy, spesso usato come veicolo vincente per la commercializzazione ma si parla anche di Puglia, Regione per la quale ogni italiano può vantarsi, e di qualità, di valori nutrizionali, di come scegliere l’extravergine perfetto. Si parla infine, di corretta informazione. Il video potete vederlocliccando QUI

Viaggio intorno all’ulivo tra simbologia e letteratura

Cosa ruota intorno al meraviglioso fusto dell’albero di ulivo? E cosa aleggia tra le sue foglie verde argenteo? Per la sua bellezza, per la sua resistenza, per i suoi preziosi frutti l’ulivo non è un albero come tanti. E’ un signore albero. Interi popoli ne hanno fatto il proprio simbolo e ne hanno utilizzato il ricercato legno ed il profumato olio in diverse varianti. Impossibile, o quasi, raccontarne tutti i significati simbolici e tutte le citazioni letterarie che ne contengono un aspetto ma alcuni, significativi, li troverete in queste poche righe.

Il basso prezzo non necessariamente è frutto di frodi o adulterazioni. Lo scandalo dell'olio: fra realtà e scemenze

La mia passione per l’ulivo ha origine occasionale, non voluta, e come i più grandi amori non smette mai di perseverare nel tempo quella voglia di conoscersi, riscoprendosi sempre. Non amo sentire sciocchezze che riguardano il mondo dell’olio, soprattutto da chi il settore lo conosce bene (almeno spero) ma non si vuole rendere conto della realtà dei fatti. Mi piacerebbe invece individuare in tutti una maggiore consapevolezza del prodotto, una maggiore cultura. Ormai conosciamo tutti quello che tutti chiamano “lo scandalo dell’olio” che in questi giorni sta invadendo le nostre case, quasi a irrompere volutamente nella nostra coscienza per comunicarci una volontà imposta, distorta. Un’imposizione.

Ravioli alla grigia con sugo di pomodoretto fresco e caciotta


Primo piatto

INGREDIENTI PER 4 PERSONE
*Pasta per i ravioli
Farina di semola 150 gr
Farina “00” 150 gr
Acqua q.b.
Uovo fresco intero 180 gr
Sale e pepe q.b.
*Per il ripieno
Guanciale 100 gr
Cipolla oro 100 gr
Alloro n° 1 foglia (2 gr)
Olio extra vergine d’oliva 100 gr
Pecorino romano 50 gr
Vino bianco 100 gr
*Per la salsa
Aglio 10 gr
Olio extra vergine da olive 100 gr
Pomodoro ramato 300 gr
Caciotta 100 gr
Erbe aromatiche tritate 10 gr

PROCEDIMENTO
Impastare la pasta all’uovo con gl’ingredienti sopra elencati. Lasciar riposare in frigo per circa un ora prima di lavorarla. Per il ripieno tagliare le cipolle oro a julienne molto sottile, il guanciale a listarelle sottili di spessore ma di circa 0,5 cm di larghezza, appassire il tutto con poco olio ed una foglia d’alloro. Cuocere per circa 3 ore a fuoco moderato. Pestare una parte delle cipolle ed aggiungere il pecorino. Stendere la pasta all’uovo dello spessore di 2 mm e farcire con il ripieno alla grigia. Sovrapporre due sfoglie di pasta dove avremmo spennellato dell’acqua, favorendo la congiunzione delle due sfoglie, coppare i ravioli ed abbattere in negativo. Per la salsa ricavare dai pomodori ramati una concassea piccola, condirlo con il basilico, fresco a julienne, mentuccia, sale e pepe. Saltare la concassea con l’agio in camicia e l’olio extra vergine d’oliva, partendo da freddo. Cuocere i ravioli e saltarli con il condimento, impiattare i ravioli ( n°6 per piatto) e servire con caciotta grattugiata a julienne.



ABBINAMENTO DELL’OLEOLOGO
Un olio extravergine dal fruttato medio, con profumi di mandorla fresca, armonico e rotondo è certamente  giusto per questo primo piatto. Aggiungerei la nota di amaro e piccante leggermente accentuata ma non persistente.


di Danilo De Cristofaro - tutti i diritti riservati



Dagli ulivi del Cila allo sviluppo che non c'è

Ogni volta che, oggi, lo sguardo di un visitatore casuale, così come quello di un abituale residente, si poggia sui profili del Monte Cila o del Monte Muto, ovvero due dei tre colli che sovrastano l’abitato di Piedimonte Matese, l’attenzione viene attratta, in automatico, come da una grande ferita simile del tutto a una bruciatura, un’abrasione, un eczema. In effetti, lo squarcio che colpisce l’occhio dell’osservatore è effettivamente quello di una “bruciatura”, vale a dire l’effetto scaturito dai violenti incendi che la scorsa estate interessarono i due siti in questione. Ora, è un dato di fatto che ogni qual volta bruci un bosco, una pineta o una riserva di macchia mediterranea, si è di fronte a un disastro, a uno sconvolgimento di un piccolo ecosistema, ma quel che lascia porre più di un interrogativo è che i due siti in questione, ovvero il Monte Cila e il Monte Muto, divengono troppo spesso, quasi a intervalli regolari, obiettivi, bersagli più che altro, del “presunto” piromane di turno. Almeno, questa è l’accusa che ogni volta viene lanciata “tra le fiamme”, salvo spegnersi e dissolversi il giorno dopo.

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