Tutti uguali e diversi



E’ tutto extra vergine. Ma come potremmo differenziare l’extravergine di alta qualità? Con quale nuova categoria commerciale? Se quello di bassa qualità si chiama extra vergine, come possiamo chiamare quello di alta qualità per differenziarlo? Ne ho parlato qualche giorno fa in questo articolo, sostenendo che per il consumatore l’olio extravergine è tutto uguale. E’ tutto extravergine.

La categoria commerciale quindi ci dice poco e si rende necessario differenziare l’olio di bassa qualità da quello di alta qualità, anche per giustificare la grande differenza di prezzo che c’è fra le due tipologie di olio.

C’è dunque confusione, chi sostiene che l’olio a basso prezzo fa male alla salute perché fatto “chimicamente” e chi invece pensa che il prezzo dell’extravergine di qualità sia esageratamente alto. Iniziamo col dire che non è vero che l’extravergine che troviamo nella GDO a basso prezzo fa male alla salute (almeno non sempre) ma è un olio di bassa qualità e di poche pretese, anche per quanto concerne l’apporto alla nostra salute. Ed è proprio qui che ci si deve soffermare, comunicare la differenza che c’è nelle caratteristiche chimico-organolettiche di un extra vergine di alta qualità. Comunicare, anche attraverso l’etichetta ed una nuova classificazione merceologica, che quell’olio ha determinate caratteristiche e pertanto apporta dei grossi benefici salutistici. Parliamo – in particolare – di sostanze antiossidanti (biofenoli e tocofenoli) che devono essere presenti nell’olio in buone quantità per apportare alla salute benefici importanti. Ad esempio, un olio extra vergine con quantità di biofenoli di 600-700 mg/kg, sarà sicuramente un olio di “prima categoria” e concorrerà a migliorare certamente lo stato di salute di chi ne consuma quotidianamente.

La differenza, comunicare la differenza per rendere il consumatore consapevole di fare la scelta giusta, oggi effettuata solo sulla base del prezzo minore e sulla bellezza della bottiglia…secondo me!

Non è giusto che per il consumatore che va al supermercato siano tutti extra vergini uguali, dello stesso livello qualitativo. Non è così.

Qualcuno ha un’idea da proporre? Al via le proposte.

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