Apiterapia, proprietà e benefici del veleno d'api

Nell’Europa dell’Est, particolarmente in Romania e Russia - da dove provengono i risultati di numerosi studi e ricerche effettuati sin dai primi anni del 1900 -, è molto utilizzata la terapia con l’apitossina. Da qualche tempo sta crescendo tra gli allevatori di api l’estrazione dell’apitossina, o veleno d’api. Quello nella foto è un cartello esposto da una azienda agricola in un mercatino al Lago di Como, qualche settimana fa.

Certo non è una novità, Carlo Magno ad esempio si affidava alle terapie con veleno d’api per curarsi dai vari dolori e soprattutto per la gotta, la storia quindi ci testimonia che questa terapia è molto antica. Al tempo d’oggi molte persone curano problematiche - anche importanti - con l’apitossina, riscuotendo risultati eccellenti. L’apipuntura ad esempio è un trattamento che consente di iniettare il veleno direttamente attraverso la puntura dell’insetto oppure attraverso iniezioni sottocutanee con delle semplici siringhe. Ci sono testimonianze di persone che hanno curato il famoso “colpo della strega” attraverso la puntura di tre api nella parte dolorante, con risultati assolutamente positivi. Iniezioni sottocutanee si fanno per curare svariate patologie: reumatismi, artrite cronica, infiammazione del nervo sciatico, borsiti e tendiniti, alcune malattie infiammatorie e altri disturbi.

Il veleno d’ape è un liquido incolore che al sapore si presenta prima dolciastro e poi amarognolo, solubile in acqua ma non in alcol. La porzione attiva del veleno (almeno 18 componenti attivi con proprietà farmaceutiche) è costituita da una complessa miscela di proteine che provoca un'infiammazione locale ed agisce come anticoagulante. Il veleno è prodotto dall'apparato velenifero dell'ape posto nell'addome delle api operaie e ottenuto dalla miscela di secrezioni sia acide che basiche. L'apitossina, risultato della miscela, è acida (pH da 4,5 a 5,5). Un'ape può iniettare circa 0,1-0,2 mg di veleno attraverso il suo pungiglione. Il veleno delle api è tossico, ma si tratta di una tossicità diversa rispetto a quella - per esempio - del veleno di vipere e serpenti, che provoca un’azione coagulante del sangue. L’apitossina infatti è emorragico, quindi ha un effetto contrario, inoltre tra i suoi componenti vi sono elementi che provocano una benefica azione sul sistema nervoso, stimolando nel contempo il cuore e le ghiandole surrenali.

La raccolta del veleno d'ape avviene inducendo l’insetto, con scariche elettriche a bassa tensione, ad estroflettere il pungiglione e quindi ad emettere il veleno. Utilizzando un apposito telaio collegato ad un dispositivo elettrico gli apicoltori ottengono la deposizione del veleno su una lastra di vetro senza che il pungiglione rimanga conficcato nel sovrastante telo di nylon. Una volta essiccato sulla lastra il veleno viene raschiato e conservato sotto forma di cristalli.

Bene, non mi resta che augurare alle api una lunga vita, anche se la vedo molto molto difficile.

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