E’ evidente che ormai si va verso la comunicazione delle qualità
salutistiche dell'olio. Perchè non basta quasi più dire extravergine, bisogna
comunicare le differenze e su questo l’industria olearia ultimamente sta
investendo. Lo avete visto tutti, video pubblicitari ad evocare la presenza di
sostanze antiossidanti provenienti da olive raccolte in anticipo e molite poco
mature, presenza di vitamina E, acido
oleico e quant’altro. Noi comunicatori (chi più, chi meno), assieme alle
aziende “artigiane”, stiamo indirizzando il consumatore verso la scelta
consapevole educandolo alla qualità e questo
tipo di comunicazione delle grandi aziende è il chiaro segno che stiamo
vincendo.
“la questione può essere
considerata con questo spirito: molti minuti di pubblicità parlano di extra vergine
e di caratteristiche utili ad identificare alcuni aspetti della qualità.
Potrebbe verificarsi quello che accadde negli anni 90 con la pubblicità Ponti
dell'aceto balsamico. Poche gocce cadevano sul prato e le elegantissime signore
si inginocchiavano a mangiare l'erba condita. Si è trattato di un fenomeno di
cultura. Nelle case dei meridionali fino all'arrivo di quello spot non si
conosceva l'aceto balsamico. Oggi ovunque vai ti viene servito a tavola. Tutto
il comparto dell'aceto balsamico ha tratto vantaggio da uno spot di un singolo
marchio: è cambiata la cultura gastronomica e un prodotto tipico di Modena oggi
è consumato dalla Sicilia alla Valle D'Aosta. Quando ho sentito la pubblicità
la prima sensazione non è stata univoca. Poi dentro di me ho riflettuto che
l'obiettivo della qualità deve diventare un elemento di unione di tutti gli
attori della filiera. E che uno spot che
parla di fruttato intenso in maniera martellante può rimpiazzare anni di
pubblicità che hanno esaltato il "gusto dolce e delicato" del
prodotto e che hanno plasmato l'aspettativa dei consumatori in maniera errata”.
Concludo dicendo che tutto ciò fa parte del mondo della qualità, ma
soprattutto dei grandi valori di vita, del mondo dei piccoli produttori che
stanno sudando come i padri e i nonni, che stanno partecipando, condividendo,
che stanno perseverando, che stanno trascinando anche l'industria. Questo
lasciatemelo dire, bisogna dare atto a loro che vivono nelle terre, preservando
e regalando stupendi paesaggi. Attenti, perchè l'industria ha grandi capacità
economiche e con i soldi, cari amici, ahimè, si può fare tutto. Le grandi
capacità salutistiche dell'olio vanno comunque dimostrate e questo vale per
tutti, per cui se l’industria sarà capace di produrre un olio di grande qualità
ben venga.
La foto di apertura è dell'Associazione Culturale Buonolio e rappresenta l'intervento di Tereza Koulaktsi sulle proprietà salutistiche dell'olio, al Buonolio Salus Festival 2016.
di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati
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