Tutti verso le grandi peculiarità dell’extravergine, grazie ai produttori artigiani

E’ evidente che ormai si va verso la comunicazione delle qualità salutistiche dell'olio. Perchè non basta quasi più dire extravergine, bisogna comunicare le differenze e su questo l’industria olearia ultimamente sta investendo. Lo avete visto tutti, video pubblicitari ad evocare la presenza di sostanze antiossidanti provenienti da olive raccolte in anticipo e molite poco mature, presenza di  vitamina E, acido oleico e quant’altro. Noi comunicatori (chi più, chi meno), assieme alle aziende “artigiane”, stiamo indirizzando il consumatore verso la scelta consapevole educandolo alla qualità e questo tipo di comunicazione delle grandi aziende è il chiaro segno che stiamo vincendo.

Come se ognuno stesse facendo la sua parte: i piccoli produttori uniti che esaltano le peculiarità del vero extravergine e le comunicano (sempre nel loro piccolo) e la grande azienda che grazie alla capacità di acquistare grandi spazi pubblicitari riprende e amplifica al grande pubblico tali informazioni. L’ultimo spot di Monini (QUI) ad esempio va in questa direzione, parla di fruttato intenso, della raccolta anticipata e dei valori salutistici, insomma di cose che potrebbero portare beneficio a tutto il settore e quindi ricadere anche sui piccoli produttori di olio autentico. L’obiettivo di tutti, infondo, è quello di rieducare il consumatore a riconoscere quelle particolarità che rendono l’olio extravergine diverso, autentico. Sono d’accordo con quanto affermato dalla dottoressa Maria Lisa Amirante Clodoveo in un post di Facebook:

la questione può essere considerata con questo spirito: molti minuti di pubblicità parlano di extra vergine e di caratteristiche utili ad identificare alcuni aspetti della qualità. Potrebbe verificarsi quello che accadde negli anni 90 con la pubblicità Ponti dell'aceto balsamico. Poche gocce cadevano sul prato e le elegantissime signore si inginocchiavano a mangiare l'erba condita. Si è trattato di un fenomeno di cultura. Nelle case dei meridionali fino all'arrivo di quello spot non si conosceva l'aceto balsamico. Oggi ovunque vai ti viene servito a tavola. Tutto il comparto dell'aceto balsamico ha tratto vantaggio da uno spot di un singolo marchio: è cambiata la cultura gastronomica e un prodotto tipico di Modena oggi è consumato dalla Sicilia alla Valle D'Aosta. Quando ho sentito la pubblicità la prima sensazione non è stata univoca. Poi dentro di me ho riflettuto che l'obiettivo della qualità deve diventare un elemento di unione di tutti gli attori della filiera. E che uno spot che parla di fruttato intenso in maniera martellante può rimpiazzare anni di pubblicità che hanno esaltato il "gusto dolce e delicato" del prodotto e che hanno plasmato l'aspettativa dei consumatori in maniera errata”.

Concludo dicendo che tutto ciò fa parte del mondo della qualità, ma soprattutto dei grandi valori di vita, del mondo dei piccoli produttori che stanno sudando come i padri e i nonni, che stanno partecipando, condividendo, che stanno perseverando, che stanno trascinando anche l'industria. Questo lasciatemelo dire, bisogna dare atto a loro che vivono nelle terre, preservando e regalando stupendi paesaggi. Attenti, perchè l'industria ha grandi capacità economiche e con i soldi, cari amici, ahimè, si può fare tutto. Le grandi capacità salutistiche dell'olio vanno comunque dimostrate e questo vale per tutti, per cui se l’industria sarà capace di produrre un olio di grande qualità ben venga.

Un olio di grande qualità, autentico, non dimentichiamolo, al pari dei valori salutistici, è anche ricco di valori. Che non possono mancare.

La foto di apertura è dell'Associazione Culturale Buonolio e rappresenta l'intervento di Tereza Koulaktsi sulle proprietà salutistiche dell'olio, al Buonolio Salus Festival 2016.



di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati

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