Il mio pensiero, i miei auguri

Chi per comprare regali, chi per fuggire dai massacri: si corre.

La velocità ci ha sorpreso, ci ha folgorato, non sappiamo più fare altro se non essere veicolati, senza capire, da un sistema creato da una società sostanzialmente malata fatta di mode e costumi. Non c’è più il sentimento d’inconsapevolezza dell’amore, non c’è più il necessario, siamo tutti essenzialmente irascibili. Non ci si cerca più, siamo deboli.

Usciamo per le feste col sorriso marcato, ma al contempo teniamo il cellulare aperto a scorrere le immagini di Aleppo e di quei figli di Dio che terrorizzati fuggono sporchi di sangue attraverso l’invisibile. Loro non sanno, non possono: come noi, non sappiamo, non possiamo e perciò continuiamo per la nostra via d'indifferenza. C’è qualcosa che non va: è ovvio. E mi sorprende questa vita, mi sorprende terribilmente perché costretta ad andare avanti, fra la morte e l’allegria, fra il vero e il falso, fra il visibile e l’invisibile.

Perciò, per me sarà un Natale difficile e semplice, come tutti questi giorni di festa. Certo, con la speranza, ma con tanta amarezza per l’ombra d’inverosimile che ci assiste costante, giorno per giorno. Con questo messaggio auguro a tutti voi di recuperare dal profondo l’essenziale ed auspico che il tempo faccia trovare a tutti noi quell'emozione perduta dell’amore. Che questo augurio, infine, possa prendere forma anche dentro chi tutto questo lo ha voluto o che, anche inconsapevolmente, lo ha creato.

Auguri.

La foto di apertura è di Luigi Rossi - Photography


di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati

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