Il New York Times venisse in Italia


Chi lavora sull’olio, nell’olio, non può e non deve accettare quanto riportato dal New York Times.
Screditare e devastare l’Italia dell’olio senza fare alcuna distinzione è un gesto ignobile, soprattutto se a pubblicare tale notizia solo allo scopo di voler fornire eclatanti informazioni ai propri lettori è un celebre giornale come il New York Times. Succede.
In Italia le frodi ci sono e non le abbiamo mai nascoste, ma è un argomento che interessa tutto il mondo e anche l’America, che peraltro ha Leggi obsolete e molto permissive alle “miscele”…

Questa gente dovrebbe avere rispetto, non buttare fango e guardarsi in casa propria, perché in Italia di controlli e garanzia per il consumatore ce n’è abbastanza e fino a prova contraria il nome e l’immagine della nostra Nazione sono continuamente abusati da “tutti” - senza ritegno - perché percepiti come garanzia di qualità. A differenza degli altri paesi che nemmeno sognano di avere un sistema di controlli come quello italiano. E’ anche l’invidia, che fa scattare in questi giornali l’ira di distruggere e fare informazione immondezza senza alcun senso, per demolire l’orgoglio. Venissero in Italia gli americani del New York Times, a vedere le mani scavate degli agricoltori e a vedere con i propri occhi se gli italiani sono disonesti come li descrivono. Screditare l’orgoglio di un popolo e non avere rispetto è vergognoso, soprattutto per chi da generazioni si è guadagnato con onestà e fierezza il successo nel mercato.

Certo, l’Italia doveva aspettarselo, questo lo devo anche dire, perché mai ha messo in campo progetti seri ed in molti casi si è stata autolesionista, ne ho parlato in molte occasioni. Detto questo, gli americani del New York Times si guardino in casa propria, e quando fra cent’anni avranno iniziato a capire un po’ d’olio ne riparliamo. Basta farci calpestare, bisogna reagire e dimostrare che la nostra imprenditoria è sana e onesta.

La maggior parte dell'olio di oliva venduto come italiano non viene dall'Italia ma da altri paesi come la Spagna, il Marocco, la Tunisia.

 Qualche ora dopo essere state raccolte, le olive vengono portate al frantoio...

 Dove sono pulite, spremute e pressate

 L'olio viene caricato su un camion cisterna...

 E portato in nave fino all'Italia, maggiore importatore mondiale di olio

 Intanto, bastimenti di olio di semi di soia o altri oli poco costosi vengono etichettati come olio d'oliva e portati allo stesso porto

 Alla raffineria, l'olio d'oliva è raffinato o tagliato con olio più economico...

 E mescolato con beta-carotene, per nascondere il sapore, e clorofilla per colorare

 Le bottiglie sono etichettate come olio extravergine di oliva e marchiate come "Made in Italy" degno di rispetto in tutto il mondo. (curiosamente questo è legale, anche se l'olio non viene dall'Italia)

 L'olio di oliva è trasportato in tutto il mondo, in paesi come gli USA, dove il 69% dell'olio di oliva è adulterato.

 Per combattere le frodi, una sezione speciale dei carabinieri italiani viene addestrata per riconoscere l'olio cattivo

 Gli ufficiali di polizia visitano con regolarità le raffinerie in un tentativo di regolamentare il settore e l'industria olearia

 Ma i produttori - molti dei quali sono connessi con potenti politici - sono raramente perseguiti

Tutta questa frode ha creato un crollo dei prezzi dell'olio di oliva. I produttori corrotti si sono indeboliti, commettendo nient'altro che un suicidio economico.

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