Mamma, hai preso l'olio extra vergine di oliva?



Sono in vacanza, in Calabria, in un villaggio turistico. Quando si stacca un po' la spina si dovrebbe non pensare a nulla ma per me non è così. Anche quando sono in vacanza la mia attenzione si concentra sul lavoro, in particolare sui "fatti gastronomici" e - ovviamente - con sana curiosità di capire che tipologia di olio usa la struttura e quale e quanta attenzione dedica all'olio di oliva.

Per me oltretutto, l'olio rappresenta un indice, il livello di attenzione che il ristoratore mette a disposizione della propria clientela in termini di qualità del cibo. Della serie: se sei attento alla qualità dell'olio certamente sei attento anche a tutto il resto. E così, il mio primo giorno di permanenza, iniziato con la cena, parte subito nel peggiore di modi. Vi spiego. Quando si diventa assaggiatori di olio, purtroppo si impara a distinguere l'olio di qualità privo di difetti organolettici da quello di scarsa qualità con difetti organolettici (il più delle volte molto evidenti). Questo è un male, perché l'olio per nostra cultura, lo utilizziamo praticamente su tutti e in tutti i cibi, e quando non è di qualità (e si sente) ti rovina praticamente una cena intera. È quello che mi è successo, eppure vi garantisco che il cibo tutto sommato è di buona qualità, solo che l'olio, servito in bottiglie etichettate ma senza tappo e sempre aperte, presenta evidenti difetti e non si può mangiare. Vedete quanto è importante l'olio nella preparazione di un piatto? Oggi ad esempio, a pranzo, ho mangiato linguine ai frutti di mare, sarebbero state ottime se non fossero state preparate con olio evidentemente difettato.

Ok, ho fatto questa doverosa premessa, ora mi ricollego al titolo.

È evidente che c'è una fetta di persone attente, che conoscono bene non tanto le caratteristiche chimico-organolettiche che deve avere un olio extra vergine quanto il fatto che quella tipologia di prodotto faccia bene alla propria salute più di ogni altro grasso alimentare. Lo avranno sentito milioni di volte, ci hanno creduto e quindi... Qui nasce la mia banale riflessione, perché un bimbo seduto accanto al mio tavolo - avrà avuto forse dieci anni non di più - si è rivolto alla propria madre e gli ha detto testuali parole: "mamma, hai preso l'olio extra vergine di oliva?". Non ha chiesto l'olio ma l'olio extra vergine, segno che in quella famiglia usano - forse - solo l'extravergine, e mi è dispiaciuto vederli utilizzare, anche in abbondanza, quell'olio morto sulle pietanze che avevano in tavola. Non è giusto secondo me, perché credo che l'utilizzo dell'extravergine da parte della famigliola sia dovuto sì ad una questione di gusto ma soprattutto perché credono che apporti benefici alla loro salute; non è così purtroppo. Quindi c'è un nuovo punto di vista, perché ci troviamo di fronte un consumatore attento ad utilizzare olio extra vergine nella propria dieta, ma completamente all'oscuro sulle determinanti caratteristiche che deve avere un extra vergine perché abbia gli "effetti desiderati" da chi lo consuma.

A questo punto mi chiedo anche: ma quanto è tutelato il consumatore dal legislatore? Non credete che sia il caso di rivedere un attimino le categorie merceologiche? Ecco perché si parla anche di super extravergine!

Nessun commento:

Posta un commento

IN EVIDENZA

Nasce Antico Podere Matesino, un'azienda giovane al passo coi tempi

È sempre un piacere scrivere di coraggio, di voglia di fare le cose, di non cullarsi sugli allori, di rischiare qualcosa per essere l...

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...