Metodi innovativi per il controllo della mosca delle olive. Bactrocera oleae (Diptera: Tephritidae)

È questo il titolo della tesi di Laurea di Anna Lia Civitillo. Relatore, il prof. Antonio Pietro Garonna, professore di entomologia generale e applicata presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II – Dipartimento di Agraria. Sono diversi anni che stiamo cercando soluzioni diverse e innovative per combattere l'insetto che più di tutti minaccia la produzione olivicola, in particolare la qualità dell'olio da olive. I risultati derivati dallo studio di questo fitofago, la cui larva si nutre scavando delle gallerie nel mesocarpo, sono diversi, addirittura c'è chi sostiene che l'attacco della mosca (ovviamente controllato e evidentemente limitato) possa portare degli aspetti positivi all'olio in termini di qualità organolettiche. Questo è un aspetto “divertente” e assolutamente importante, una novità che va approfondita scientificamente e per la quale avremo dei riscontri certamente (credo) nei prossimi mesi. A me incuriosisce tanto, a voi no?

La mosca olearia può svernare anche dentro le olive rimaste sull’albero, solitamente sverna come pupa nel terreno. Già in primavera, nei mesi di marzo e aprile, si può avere lo sfarfallamento degli adulti e l’ovideposizione avviene – solitamente – a partire dal mese di giugno. Grazie all’apparato riproduttore (ovopositore) ogni femmina depone circa 200 uova all’interno del frutto, o meglio, depone un uovo per ogni oliva. L’uovo, di colore bianco, è lungo circa 8 mm.

Il periodo di incubazione delle uova dipende dalle condizioni climatiche e varia da 2-5 giorni nel periodo estivo a 12-16 giorni nel periodo invernale, dopodiché la larva inizia a nutrirsi scavando piccole gallerie nel mesocarpo del frutticino. La larva successivamente si impupa nel frutto (a volte nel terreno) e dopo circa 10 giorni sfarfalla l’adulto. Complessivamente trascorrono circa 21 giorni e le generazioni possono anche essere tante. Nel caso in cui – ad esempio – rimangono le olive sull’albero e le condizioni climatiche sono favorevoli alla mosca il ciclo è quasi continuo e si possono avere anche 8 o più generazioni.


È un bel lavoro quello della dottoressa Anna Lia Civitillo, completo, utile, che affronta temi innovativi e in linea con i tempi e con i nuovi adempimenti che l'agricoltura tutta dovrà prendere in forte considerazione nei prossimi anni. E allora, quale futuro per il controllo della mosca dell'olivo? È la sfida di ogni olivicoltore e di ogni operatore del settore olivicolo e, per iniziare a capire qual è la potenziale strada da percorrere, possiamo consultare l'eccellente lavoro per comprendere cosa si sta studiano in termini di metodologia innovativa per il controllo del fitofago. Di seguito, un riassunto degli aspetti fondamentali del lavoro, che invece potete consultare in maniera completa QUI.

ABSTRACT
La mosca dell'olivo, Bactrocera oleae, è il principale parassita delle olive della maggior parte delle regioni olivicole commerciali nel mondo. La specie è abbondante nel bacino del Mediterraneo ed è recentemente introdotta in California e in Messico. Il controllo si basa principalmente sui trattamenti chimici, con i loro conseguenti effetti collaterali ecologici e tossicologici. Con la Direttiva 128/2009/128 CE (recepita in Italia con DLgs 150 14/08/2012) gli agricoltori europei saranno costretti nei prossimi anni ad abbandonare l'approccio convenzionale e utilizzare metodi di controllo più sostenibili. Lo scopo di questo lavoro è quello di presentare i metodi di controllo attualmente disponibili (biologici, chimici, biotecnologici) applicati nel controllo di questo parassita chiave. Inoltre, sono descritti approcci innovativi, basati sulle alterazioni della simbiosi e la strategia SIT alternativa.

Le Mosche sono intimamente associate con i batteri in tutto il loro ciclo di vita, sia le larve che gli adulti sono morfologicamente adattati ad ospitare i batteri nel loro tratto digestivo. Questi simbionti sono strategici per l'assorbimento delle proteine e la disintossicazione dal tasso elevato di composti fenolici presenti nelle olive verdi. La rottura di questa simbiosi per mezzo di prodotti a base di rame tradizionali può essere considerata come una buona pratica agricola. Strategie future potrebbero prendere in considerazione la modifica genetica di batteri presenti sul filloplano dell'olivo rendendoli portatori di tossine naturali nocive per la mosca dell'olivo.

Il secondo metodo consiste nell'introduzione di un gene letale in mosche geneticamente modificate allevate in piccole fabbriche e il loro conseguente rilascio in campo per competere con le popolazioni selvatiche. Questa tecnica, nota come RIDL (Rilascio di insetti che trasportano una dominante letale), sembra una strategia di controllo promettente. Il Sistema RIDL porta alla morte di femmine di B. oleae alla fine della fase larvale e il crollo della popolazione dei parassiti negli oliveti. Entrambi questi metodi sono ancora in fase sperimentale avanzata, ma possono rappresentare un importante passo avanti nel controllo della mosca dell'olivo. Queste strategie sono in linea con la direttiva 128/2009/128 CE che mira a ridurre il numero di trattamenti, al fine di ridurre i costi, proteggere l'ambiente e preservare la salute umana.

3 commenti:

  1. Buonasera, bello l'articolo e la tesi quanto l'argomento trattato.
    Io posseggo circa 400 ulivi in Calabria, a Catanzaro precisamente ed effettuo trattamenti contro la mosca solo con ossicloruro di rame facendo trattamenti da metà giugno ogni mese.
    I risultati sono ottimi e sono già diversi anni che lo faccio. Mi piacerebbe approfondire quanto descritto nel lavoro della neo laureata Anna Lia, speriamo che ne avrò l'opportunità.
    Buona serata e complimenti ancora.
    Salvatore

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  2. Buongiorno , voglio fare i complimenti alla neo laureata civitillo per aver presentato un lavoro davvero interessante per la futura olivicolrura e spero tanto che questa nuova tecnica riesca a trovare una rapida applicazione in campo. Di nuovo in un bocca al lupo alla neo laureata civitillo.
    Saluti Massimo

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  3. Interessante anche il passaggio, nell'articolo, della mosca come agente importante per la composizione organolettica dell'olio prodotto. Ma di chi è lo studio di questo aspetto? Ci sono studi scientifici a riguardo?

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