L'Italia dell'olio che fa l'Italia

Ci sono grossi gruppi oleari che lavorano bene, tuttavia le frodi e gli imbecilli non mancano mai. Questo è chiaro. In Italia però, primo importatore mondiale di olio, se ne vedono e se ne sentono di tutti i colori. A volte siamo anche noi a “tirarci la zappa sui piedi”, a far parlare della nostra nazione in maniera scorretta e a permettere certi atteggiamenti che mettono solo paura al consumatore e restituiscono una immagine sporca e surreale dell’olio italiano. Fatevi un giro in internet, si leggono cose incredibili, tutti rimettono la propria visione sull’olio, sulle frodi e sulle adulterazioni, sui prezzi che non devono essere inferiori a 8 euro altrimenti è truffa! Chi sono costoro? Parlano di olio adulterato come se conoscessero a fondo i particolari, fanno inchieste facili e surreali.

L’olio extravergine proposto nella GDO è estratto direttamente dalle olive e quindi non è adulterato, sarebbe "fuorilegge". Ci sono paesi, come la Spagna, che hanno fatto passi da gigante nell'innovazione olivicola ed oggi sono in grado di produrre olio extravergine a poco più di due euro al kg grazie ai bassi costi di produzione, agli impianti superintensivi etc. Sono oli dignitosi, di qualità commerciale, non eccelsi ma comunque meritevoli. Non bisogna demonizzare coloro che lavorano bene pur producendo un olio «democratico», tanto per citare una parola del libro di Luigi Caricato - Libero Olio in Libero Stato. Un olio «democratico» è un olio accessibile a tutti, anche sulla base del prezzo.

Tuttavia troviamo in molti supermercati offerte a basso costo e talvolta sottocosto allo scopo di attirare l'attenzione del consumatore. Questo, a mio parere, è un male sia per il messaggio poco chiaro che si da e sia perché viene sotterrata la faccia del produttore che con pazienza, onestà e perseveranza tiene alta l'immagine del rinomato Made in Italy nel mondo e sia perché – sinceramente – qualche dubbio sulla reale qualità mi viene. Dov'è il rispetto per questa gente? Si tutela davvero il piccolo produttore onesto? Bè, al momento siamo in alto mare ma qualcosa, in lontananza, si vede.

L’Italia dell’olio che fa l’Italia è l’incoerenza, la incultura, dove ognuno si sente libero di infangare un comparto con notizie verosimili e scoop destabilizzanti, la disunione delle imprese del settore e la mancanza – talvolta – dello Stato.

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