L’olio d’oliva è un grasso, il re dei grassi. A volte però
siamo troppo spinti, almeno noi assaggiatori e tecnici del settore, nel
comunicare solo le eccellenze, solo gli oli con determinate caratteristiche
chimiche e organolettiche. E infondo non abbiamo tutti i torti, se spostiamo
l’attenzione sulla valutazione dei parametri relativi alla qualità salutistica
di un olio extravergine. Pur non demonizzando mai gli oli extravergini a basso
prezzo - quelli che troviamo sugli scaffali anche a 3 euro - continuiamo a vedere
troppi
consumatori che non comprendono
le differenze. E nemmeno loro hanno tutti i torti, provate a destreggiarvi nei
meandri di uno scaffale al supermercato, fra un olio extravergine da 3 euro e
uno - sempre extravergine - da 8 euro! Il problema, evidentemente, sta
nella categoria merceologica. Non ho dubbi, non ne ho.
Dunque, non abbiamo tutti i torti se spostiamo l’attenzione
sulla valutazione dei parametri relativi alla qualità salutistica di un olio extravergine. Che cosa vi spinge davvero a consumare olio extravergine
di oliva? Ve lo siete mai chiesto? Io si e scelgo l’extravergine secondo l’uso
che ne devo fare, ma probabilmente voi no, perché non conoscete le variabili e
le differenze – sostanziali – che intercorrono fra i vari tipi di extravergine e scegliete magari quello più economico.
Avete ragione, perché neanche la legislazione aiuta a far comprendere che un
olio extravergine di oliva va valutato e scelto anche per il contenuto in
sostanza fenoliche bioattive e non solo per alcuni parametri analitici che ne
garantiscono solo la purezza (cioè che è estratto dalle olive). Al contenuto di
sostanze fenoliche bioattive si
legano alcune proprietà di prevenzione dalle malattie cardiovascolari, tumorali
ecc… ed è proprio questo uno dei motivi che dovrebbero spingere a consumare
l’extravergine “vero”. Sapete che un olio classificato extravergine può
contenere da 40 mg/kg a 900 mg/kg? E sapete qual è la differenza?
L’extravergine che ha 40 mg/kg non potrà avere nessun effetto benefico sull’uomo
mentre un extravergine che ne ha 400 mg/kg o più, può avere effetti benefici
sull’uomo. Ma il contenuto di queste sostanze, purtroppo, oggi, non si può
riportare in etichetta e quindi il consumatore mai potrà conoscere le
differenze tra un extravergine e un altro, sono tutti extravergine, uguali.
E
poi, mi sembrerebbe giusto e corretto anche nei confronti del produttore, che con tanta dedizione e a
dispetto di chi non vuole che questo accada, continua imperterrito a produrre
oli extravergini di alta qualità e a comunicare queste differenze con la
cultura di prodotto e con l’ausilio di tecnici esperti assaggiatori che amano
l’olio e l’ulivo.
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