Non volevo farlo ma non posso non lasciare traccia.
Non volevo parlarne perché penso che è stata una gaffe, lo chef
stellato voleva dire qualcosa di meno grave e invece ha offeso gli oli del sud
dicendo che sono più pesanti e quindi più acidi. Ilario Vinciguerra si è messo in un bel pasticcio, perché tutto il
mondo dell’olio ha avuto qualcosa da ridire, a partire dall’assessore regionale
alle Risorse Agroalimentari Fabrizio Nardoni. Tutti a difendere l’olio. Evviva!
Peccato che poi, finita la foga mediatica, nessuno continui a difendere
l’olio in maniera coerente e decisa. Si, perché ci sarebbe sempre da difendere
l’olio, da quando si entra in un ristorante e si trovano le “santissime oliere
anonime e contro legge” a quando si va a comperare nel supermercato e così via.
Quello che è successo al cuoco non mi disturba più di tanto, perché non
lo sapevate? Bene, ora lo sapete e
inoltre potete immaginare cosa accade nel resto delle trattorie, dei ristoranti,
delle osterie. In effetti si è data solo l’evidenza della mancanza di cultura
e di conoscenza che abbiamo noi italiani per un prodotto che non è solo un
semplice condimento ma un alimento che andrebbe valorizzato perché alla base
della nostra cucina e delle nostre ricette. La cosa grave è che ad avere questa
mancanza è uno chef, colui che invece avrebbe il dovere valorizzare l’extravergine
in cucina e renderlo un veicolo culturale. Ecco dov’è il problema, ma non è l’unico,
vi assicuro! Vogliamo parlare delle scuole alberghiere? Di che oli usano e
fanno usare ai giovani futuri cuochi? Lasciamo perdere. E delle mense
scolastiche? Che olio diamo ai bambini? Lasciamo perdere.
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