L’Italia dell’olivo e dell’olio va innovata, c’è poco da fare

Se vogliamo guardare avanti e sognare un Paese all’avanguardia dobbiamo innovarci. Puntare sull’olivicoltura però, non significa chiacchierare di olivicoltura ed autoproclamarci i migliori del mondo. Anche perché i numeri non dicono nulla a nostro favore, anzi, ci vedono costretti a ricorrere al rifornimento da altri paesi per soddisfare le esigenze del nostro. E il grande paradosso sta anche nel fatto che ci si lamenta della produzione che arriva dall’estero a discapito del “made in Italy”. Ma di cosa ci lamentiamo se noi italiani produciamo meno della metà dell’olio che consumiamo? Direi, piuttosto: meno male che ci sono gli altri paesi che ci sfamano d’olio, altrimenti resteremmo senza dopo pochi mesi. Meno male che c’è chi ha investito prima di noi. La scorsa annata ci ha fatto riflettere, ha evidenziato e marcato le carenze del nostro Paese, non solo in termini di produzione ma anche come costo di produzione. Siamo uno dei paesi (o forse il primo) con il più alto costo di produzione al mondo.

Ma noi siamo anche il paese dall’inconsueto fascino paesaggistico, delle inconsuete tradizioni e questo, è un grande valore che in parte va a ripagare questa mancanza e che certamente va salvaguardato e difeso. Va tenuto conto della parcellizzazione delle nostre imprese olivicole che inevitabilmente, anch’essa, ha contribuito al raggiungimento di questa difficile condizione. Fatto sta che se avessimo almeno provato a cogliere le opportunità della modernizzazione e dell’innovazione forse avremmo fatto qualche passo avanti.

Speriamo che il nuovo PON (piano olivicolo nazionale) possa contribuire all’innovazione, alla modernizzazione dell’olivicoltura italiana, che possa aprire al dibattito sul sistema di allevamento intensivo e superintensivo. Sono certo – personalmente – che si possa trovare una strada idonea per la crescita ma nel rispetto della nostra tradizione, senza stravolgere nulla ma trovando un modello produttivo capace di rendere competitive le nostre imprese anche e soprattutto nella qualità dell’olio prodotto. Non pensate che con gli impianti intensivi o superintensivi non si possa fare qualità e non si possano ottenere extravergini competitivi da punto di vista nutrizionale, è stato ampiamente dimostrato con degustazioni di oli ottenuti con metodi di estrazione diversi che la qualità, volendo, si ottiene sempre.

Quel che manca al nostro Paese è la produzione, nella scorsa annata abbiamo prodotto poco più di 200.000 tonnellate di olio, circa il 50% in meno, a fronte del consumo interno che oscilla fra le 650.000 e 700.000 tonnellate. Dobbiamo impiantare nuovi ulivi, è ovvio. Dobbiamo investire per abbassare i costi di produzione. Oggi produrre un kg di olio da olive ci costa circa 4.00 euro, mentre la Spagna produce un kg di olio da olive a 2.80 euro, siamo i peggiori in Europa.

Nessun commento:

Posta un commento

IN EVIDENZA

Nasce Antico Podere Matesino, un'azienda giovane al passo coi tempi

È sempre un piacere scrivere di coraggio, di voglia di fare le cose, di non cullarsi sugli allori, di rischiare qualcosa per essere l...

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...