Arte e cultura, un connubio indispensabile per avvicinarsi all’olio. Anche con l’inganno

Uno degli obiettivi che ci siamo posti per della terza edizione del Buonolio Salus Festival è stato quello di consentire ai visitatori un rapporto diretto con l'arte, vivendola di persona e potendola così raccontare, unendola anche alla cultura della terra, alla storia, al paesaggio. L’ulivo e l’olio, così in stretta sintonia con l’arte e la cultura, sono stati perciò protagonisti della scena nel Museo Civico Raffaele Marrocco di Piedimonte Matese. Mi piace l’idea di stimolare l’attrazione del consumatore anche attraverso l’arte e la cultura, coinvolgendolo diversamente, quasi con l’inganno. Si, con l’inganno, perché molti vengono attratti dalla mostra di pittura o dalla presentazione di un libro e assaggiano anche l’olio buono, si fermano a curiosare fra le tante bottiglie, si fanno un’idea dell’Italia dell’olio e molto spesso accrescono la propria cultura sul prodotto, si incuriosiscono parecchio e diventano più consapevoli.

Fra le figure di spicco di questo festival c’è sicuramente Silvano D’Orsi, che prima di tutto è un individuo ricco d’amore. Nato a Gioia Sannitica, in provincia di Caserta e trapiantato in Umbria dove ha sviluppato per anni la sua arte. Tutti hanno avuto la possibilità di poter ammirare i suoi straordinari dipinti, gli oggetti storico-artistici, le sculture e le altre opere. Silvano D’Orsi è pittore dalle emozioni sussurrate, grazie a un costrutto di gentile armonia. La sua linea narrativa è visionaria e allusiva, quindi arcana. Il suo alfabeto creativo vive di leggi proprie, regolato da una sorta di avveduto candore, che mira consapevolmente a sedurre tramite le forme suadenti di un universo figurale dai tratti metafisici. Sulla sua pittura a olio sovrappone a volte strisce di tessuto che intessono un gioco mimetico, facendo parte degli indumenti di un personaggio, o coloristico, alludendo a un paesaggio di casette. In altri casi, infine, definisce strutture arborescenti di astratto impianto segnico, ma di sicuro impatto emotivo.

Non manca mai al nostro festival, Giovanna D’Ausilio, scultrice. Le sue opere traggono ispirazione soprattutto dall’amore per la natura e dalla conoscenza, che ha potuto sviluppare grazie anche grazie alla conduzione della propria azienda agricola biologica sita a Sessa Aurunca, nel Parco Regionale Roccamonfina-Foce del Garigliano, che ha avviato negli ultimi anni lasciando il precedente lavoro. L’argilla dunque è guidata da un senso d’amore, di natura, che Giovanna esprime attraverso le proprie mani.

E quest’anno ho convinto anche papà a portare qualche suo quadro, qualche suo paesaggio rurale attraverso il quale si respira il passato, quell’aria trasparente, arida, che oltrepassa le spighe di grano e si posa sulle vesti di quelle donne anziane sedute all’ombra di un tralcio di vite sulla sedia di paglia ai piedi di un fabbricato semi-diruto che ricorda la storia. Ce l’ha impressa su ogni pietra la storia. Papà, Antonio Nisio, è di Piedimonte Matese, appassionato di arte e di pittura dipinge per passione sin da giovane, compiendo i suoi studi da autodidatta.

Dovrei scrivere una pagina intera sull’elemento che poi, più di tutti, ha caratterizzato questa rassegna. Il Museo Civico Raffaele Marrocco (MUCIRAMA) che ci ha ospitato e regalato grandi emozioni dando anche la possibilità agli utenti di poter visitare i reperti dedicati alla storia delle popolazioni che hanno abitato la Media Valle del Volturno dal periodo preistorico al III secolo a. C.

All’interno della collezione civica i fossili, le raccolte numismatiche, i cimeli di guerra, i dipinti, le ceramiche settecentesche, i documenti storici e non per ultimi gli antichissimi contenitori di essenze odorose a base di olio e i recipienti destinati a contenere olio alimentare conservati benissimo a ricordare la grande storia millenaria degli ulivi, del mediterraneo e dell'olio ricavato dalle olive.










 


 

 


di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati

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