Un unico disciplinare di produzione, tutelato e garantito dal
Ministero delle Politiche Agricole, per dare un unico marchio all’olio
extravergine di oliva italiano a garanzia dell’alta qualità.
Le polemiche, in questi mesi non sono certo mancate, fra cambio di
regole e sollecitazioni trasversali – ma la filiera va unita, è inevitabile
quanto necessario. Unaprol, Cno e Unasco hanno
contribuito molto alla realizzazione del disciplinare del Ministero, accelerando
i tempi di realizzazione e riscuotendo un discreto accoglimento dagli operatori
del settore oleicolo. E’ un progetto che richiede un enorme impegno da parte
dei produttori, con un disciplinare di produzione che detta parametri
stringenti, non solo chimici, ma anche agronomici. Per essere riconosciuto AQ,
un olio deve avere una acidità ≤ 0,3 (acido oleico) e un numero di perossidi ≤ 12 meq O2/kg. Questi solo alcuni
parametri da onorare.
Sarà necessario quindi fare attenzione anche al rispetto dei tempi
di raccolta delle olive con l’impegno dell’integrità del frutto, in modo da non
provocare lesioni che incidono in maniera negativa sull’olio prodotto. Non
superare le 24 ore tra raccolta e molitura, avendo cura di porre le olive in
locali ben areati, onde evitare processi fermentativi e formazione di difetti
sensoriali. Anche per la fase di molitura ci sono dei dettagli, sui tempi di
processo – che non devono superare i 30 minuti e le temperature che devono
essere comprese fra i 20 e 30° C.
Tutto voleva essere pronto per la campagna olearia in corso, una
corsa contro il tempo, fra approvazioni del disciplinare da parte della
Conferenza Stato-Regioni e l’esame di Bruxelles. Ma le elezioni politiche hanno
rallentato tutto e tutti, anche se la Ministra De Girolamo ha ripreso con armonia
la vicenda, pur prendendo atto di alcune resistenze – soprattutto da parte
delle Regioni del Nord – per l’assunzione del disciplinare. L’olio da olive di Alta Qualità non ci
sarà quindi per questa olivagione. Le Denominazioni di Origine, questo il
problema - Lombardia, Toscana, Liguria e Veneto - hanno sollevato opposizioni
sull’AQ. L’Alta Qualità potrebbe produrre scompensi ad un mercato che oggi garantisce il giusto
riconoscimento in termini economici all’olio da olive.
Il Ministero però non è d’accordo, e recisa che le DOP in vent’anni
circa, rappresentano solo il 3% del mercato, e poi l’Alta Qualità non fa
riferimento all’origine del prodotto. E’ questa la differente visione, frutto
di una attesa inaspettata e involuta.
Ora è al vaglio un nuovo disciplinare, completo di modifiche e
dettagli voluti, ulteriori opposizioni non sono accettate.
Il Mipaaf vuole l’Alta Qualità dell’olio da olive Italiano. E l’Italia,
seppure con i ritardi che oramai la contraddistinguono, attende con gioia il
suo arrivo.
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