Ho uno zio in Scozia, che ovviamente non conosce l’intera gamma degli oli da olive, per lui esiste solo l’olio. Ne compra di alcune marche strane, che nemmeno ricordo, qualcosa che rammenta l’Italia comunque, qualcosa che io definisco “una anonima sostanza piatta oleosa”. Ho provato a fargli assaggiare un extravergine molto forte e complesso, deciso, amaro e piccante: immaginate la reazione, tutta l’astringenza espressa da quel prodotto era impressa sul suo viso, “ se questo è l’extravergine, io non l’ho mai mangiato in vita mia”, così mi ha risposto.
E’ quindi auspicabile, che chi non conosce l’olio debba partire dall’olio non extravergine, per poi comprendere ed apprezzare - con il tempo - anche la complessità e gli aromi dell’extravergine di qualità. Anche perché sul piano salutistico e nutrizionale l’olio di oliva gode di una buona qualità rispetto agli altri grassi alimentari (che non provengono dalle olive ovviamente), e poi ha anche dei profumi che pur essendo meno marcati degli oli extravergini sono di tutto rispetto. Amici, non abbiate pregiudizi, gli altri oli ricavati dalle olive vanno ugualmente valorizzati. L’ho fatto anch’io, proprio qualche giorno fa, durante un intervento all’Istituto Agrario di Piedimonte Matese, nel quale ho esaltato - come giusto che sia - l’olio extravergine da olive, ma ho altrettanto messo in luce l’olio di oliva vergine.
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