Gli oli da olive hanno bisogno di serenità



Siamo sempre pronti, in ogni istante, a demonizzare gli oli da olive a basso prezzo. Eppure, non mi sembra che i produttori di Barolo ce la tengono a morte con il Tavernello. C’è una confusione sfrenata fra i consumatori, su quale olio scegliere e perché sceglierlo, dovuta soprattutto agli allarmismi proposti da organizzazioni o persone poco informate che, evidentemente, preferiscono la strada del sensazionalismo per suscitare quel notevole interesse dei lettori e dell’opinione pubblica al fine di diventare falsi pionieri. Ma non siamo all’epoca di Cristoforo Colombo. Siamo nell’anno 2014.
 
Certo, bisognerebbe stare lontani da certi oli, come da certi vini, come da tanti altri alimenti di bassa qualità, bisogna saper leggere l’etichetta e conoscere il prodotto. Bisogna quindi informare e non disinformare il consumatore.

Miscela di oli d’oliva comunitari. Lo si trova scritto spesso sul retro dell’etichetta di oli a basso prezzo, sono oli di oliva extravergine estratti con olive provenienti dall’Europa, perlopiù dalla Spagna. E allora? Perché li demonizziamo? Pensate che siano peggiori di quelli prodotti in Italia con olive italiane? Bè, l’unica differenza è il prezzo e qui bisogna considerare alcuni aspetti.

La grande distribuzione molto spesso utilizza olio extra vergine di oliva come “prodotto civetta”, cioè venduto anche sottocosto pur di attrarre persone nei loro ipermercati. Tutto questo porta il comparto oleario e le grandi aziende a stare in continua competizione e, di conseguenza, le stesse si rivolgono a mercati dove il prezzo dell’olio è molto più basso che in Italia. In Spagna per esempio (ma non solo) si acquista olio extra vergine anche a poco più di 2 euro al kg, e questo dipende soprattutto dalla crescita continua di colture intensive o super intensive. Nulla di strano.

La qualità degli olio – ne parlo spesso sul blog – dipende da mille fattori, compresi metodi di coltivazione e tecniche colturali. Ci sono oli di qualità superiore, che hanno caratteristiche chimico-organolettiche superiori agli oli di massa che troviamo nella grande distribuzione, ma non per questo bisogna sempre demonizzare o esaltare negatività intorno agli oli a basso costo. C’è bisogno di fare cultura di prodotto, mettere in condizioni il consumatore di percepire le differenze per comprendere al meglio l’olio di qualità, che paradossalmente, oggi, lo stesso consumatore svilisce e sottovaluta.

Ultimo dato importante sul quale riflettere è questo: l’Italia produce circa 300.000 tonnellate di olio e ne acquistiamo circa 700.000 tonnellate. Inoltre ne esportiamo circa 300.000 tonnellate grazie all’immagine del Made in Italy. Traete voi le conclusioni.

1 commento:

  1. Non riesco a immaginare di non avere un pasto senza olio. Uno dei principali ingredienti di una dieta mediterranea.

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