Di questi periodi si sente di tutto, denunce su giornali e siti
internet sulla mancata produzione di olio dovuta alle terribili condizioni
meteo. Di olio ce n’è ben poco, è vero, oggi ne parlano tutti – sono tutti
esperti del settore, tutti ad avanzare la propria risposta ad una annata
terribile come questa. Tutti a giudicare la mosca dell’olivo, un terribile parassita “sbucato dal nulla”,
peggio della Xylella fastidiosa. Nessuno però a giudicarsi, perché la colpa è
tutta delle piogge, dell’umidità, delle temperature e della mosca. Ma è stata
una annata difficile anche per i viticoltori per esempio, come avranno fatto a
sopperire a questi eventi? Insetti e funghi non si sono fatti vivi anche fra
queste colture? Il problema, o meglio la
verità, è che gli ulivi andrebbero curati e coltivati come tutte le altre
colture. Una annata difficile come
questa va gestita, così come hanno fatto taluni
olivicoltori che pur subendo l’insolita annata si sono difesi
egregiamente tenendo gli uliveti sotto stretto controllo, facendo i trattamenti
al momento giusto e salvando le poche olive producendo comunque dell’olio
extravergine di oliva. Lode a loro.
Per tutti gli altri - quelli propendenti verso il “biologico o naturale”,
coloro che non fanno trattamenti perché non ne hanno mai fatti e perché pensano
chissà quale veleno poi mangeranno - c’è bisogno di una seria riflessione nel
rivedere la propria forma mentis e la propria impostazione nella coltivazione e
gestione di un uliveto. Il problema più
grande è legato alla società in cui viviamo, questo è quello che penso, l’olivicoltura
è cambiata e non è più quella di 100 anni fa, quando tutto era lasciato al caso
e la qualità dell’olio era quella che era. Non perché è stato fatto sempre così
deve continuare ad essere sempre così, mi ritrovo spesso a parlare con
personaggi - gestori anche grossi uliveti - che guai a contraddire cosa
pensano, guai se non condividi l’idea che la mosca a 500 metri di altezza non
esiste o cose del genere! Esperti e consulenti del settore sono troppo giovani
per capire di olivicoltura, che esperienza hanno loro, da dove arrivano? Ho
assistito a scene imbarazzanti, di olivicoltori che a maggio hanno visto gli
ulivi carichi di frutti e che solo a settembre, tornati in campo, hanno
scoperto che le olive non c’erano più.
Ecco, quest’anno avranno pensato che forse, quasi quasi un trattamento
ci voleva. E quest’anno non è solo un anno drammatico, non deve esserlo, va
accettato e trattato come un momento per fermarsi e riflettere. L’alto
casertano è un grande territorio potenzialmente idoneo a produrre dell’ottimo
olio extravergine, ma va coltivata la cultura dell’olivicoltura – nel senso
stretto del termine.
Anche per me, personalmente, è stato un anno particolare
– lo ammetto. A breve infatti ci sarà un convegno, una anteprima del Buonolio Salus
Festival che si terrà a fine
Marzo, un focus nel quale tratteremo in maniera approfondita proprio questi
aspetti, la realtà che non si può evitare colpevolizzando solo la natura. La realtà ce la spiegherà chi l’argomento
lo conosce bene e ci può aiutare a pensare in maniera diversa.
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