Il Sannio, custodito nei ricordi di chi lo ama

Non posso astenermi dal pensare alla Natura senza rimandare la mia mente a concetti che sia per formazione culturale che per istintivo interesse custodisco gelosamente nei miei ricordi. Quel concetto di leopardiana memoria, infatti, di Natura intesa come “materia incorruttibile ed eterna, che ha un proprio funzionamento meccanicistico di cui, ovviamente, l’uomo è costretto a seguire le leggi”, è proprio quello che intendo;  e quando l’uomo autonomamente e in maniera anche subdola e scorretta decide di frenare il corso naturale degli eventi, o di deviare il loro percorso, ci si deve aspettare un risarcimento danni…la Natura dà e la Natura toglie, è proprio così, è questa la frase più gettonata e talvolta retorica, che si sente in maniera ossessiva negli ultimi giorni, da quando il Sannio, il polmone verde della Campania, è stato messo in ginocchio da un alluvione spaventoso e violento. La furia dell’acqua che impetuosa e veemente veniva dall'alto, si scontrava con quella che veniva giù da montagne franate o saliva su da fiumi colmi e straripanti. Una notte maledetta che ha trasformato la vita di centinaia di famiglie messe in ginocchio dall'impeto di una natura “matrigna”, stanca e adirata, che si è scagliata prepotentemente e senza pietà, contro tutto ciò che l’uomo ha costruito, quasi a voler fare una prova di forza ed a voler dimostrare sicura vittoria. Perché si sa, la sfida contro ciò che è incontrollabile è una sfida persa in partenza. Purtroppo a pagare i danni sono stati imprenditori, che hanno costruito un impero o una piccola azienda faticosamente, con il lavoro duro di anni ma, soprattutto, quegli agricoltori ancora in attesa di godere del raccolto derivato dal lavoro di un anno intero, che hanno visto distrutti i loro vigneti, perdendo così la possibilità di produrre per i successivi anni. Ma c’è chi ha perso la propria casa, gli abiti, le foto, bambini che hanno visto trascinare via dall’acqua e dal fango i loro giochi, i loro libri di favole, i loro ricordi d’infanzia..

Un unico spiraglio di luce in questo marrone torbido del fango, viscido, penetrante: la luce della solidarietà, dell’umanità che ancora esiste e che in questi momenti vedi risvegliarsi dal torpore a quanto pare solo apparente; di un’umanità concreta che accorre quotidianamente in aiuto della gente, di quanti hanno bisogno di una mano, anche solo per rialzarsi, o di una parola di conforto per non sentirsi soli. Un calore unico, forte, che solo il trasporto emotivo può darti, un istinto alla fratellanza che non ha colori politici né distinzione di culto, quell'istinto primario e per certi aspetti un po’ primitivo che, come la natura, in maniera irrazionale e del tutto meccanicistica per certi aspetti, ti porta a compiere determinate azioni. È in momenti come questo che sospiro di sollievo, nel vedere uomini insieme al altri uomini, uniti per aiutarsi reciprocamente.

di Annalisa Gambuti

1 commento:

  1. È proprio così, la natura da e la natura toglie, come se fosse scontato che prima o poi deve capitare. Nel suo articolo, Annalisa, si sente forte l'appartenenza e il senso dell'amore, quell'amore che serve oggi più che mai per trovare la forza di rialzarsi. E spero che succeda presto, me lo auguro vivamente.

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