Dimmi che olio sei

Molto spesso capita che amici produttori, come semplici consumatori, mi fanno degustare l’olio per essere certi che non abbia difetti e che gli abbiano venduto olio extravergine. E’ in fase di crescita la cultura dell’olio? No, hanno una grande paura di essere frodati. In questi ultimi mesi si stanno infatti registrando una serie di “allarmismi inutili” generati da folli giornalisti e associazioni varie, e sta impazzando sul web la sacrosanta notizia delle truffe sull’olio da olive.

La frode sta nel prezzo
La qualità ha un costo, si sa ed è logico. Produrre un extravergine con caratteristiche chimiche e organolettiche importanti dal punto di vista soprattutto salutistico non è facile, ci vuole impegno, conoscenza e cultura. Detto questo, mi sembra giusto e altrettanto logico pagare un extravergine di qualità ad un prezzo maggiore di quelli che si trovano in commercio a 4 o 5 euro. Non che questi ultimi non siano buoni o siano addirittura “nocivi” (come sostiene qualche ignorante), sono oli extravergini che non hanno spiccate caratteristiche chimiche e organolettiche, sono prodotti da impianti intensivi o super intensivi e con bassi costi di produzione. Spesso sono di origine comunitaria, sono oli senza pretese, disponibili ad un prezzo basso, giusto, equo.

Molto spesso gli oli da olive che assaggio per constatare l’eventuale presenza di difetti organolettici sono prodotti da olivicoltori onesti che fanno ciò che possono, nei limiti delle loro conoscenze e delle tradizioni tramandate dai genitori. Nulla da eccepire sulla genuinità del prodotto, ma spesso sono oli che presentano vari difetti, riconducibili per esempio alla tenuta delle olive per più giorni nelle cassette (o peggio ancora nei sacchi) o all’impianto di molitura obsoleto o igienicamente imperfetto e che un panel di assaggiatori professionisti classificherebbe come olio di oliva vergine o addirittura in alcuni casi olio vergine lampante. E allora, come ci si comporta davanti a questi problemi? Sono oli, questi, che vengono venduti direttamente al consumatore finale, da contadini, ad un prezzo che va oltre quello degli oli che troviamo in commercio a prezzi bassi.

Non vi sono analisi chimiche a supporto della classe merceologica, né analisi organolettica. Sono oli genuini senza dubbio ma sono ciò che il consumatore chiede? Chi garantisce la classe merceologica? Chi garantisce che per 8 euro al litro si acquista un extravergine di qualità?

Già, l’olio sfuso non è commercializzabile. E’ vero, scusate.


4 commenti:

  1. Un articolo sempre interessante, visto che si tratta del olio, che si usa tutti i giorni nelle nostre cucine. Buon proseguimento nel tuo percorso !

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    1. Ti ringrazio Andreea. Bisogna stare attenti infatti e saper riconoscere l'olio buono o meglio, pagarlo al giusto prezzo a seconda della qualità!

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  2. Caro Vincenzo, aderisco con piacere al tuo invito e mi congratulo con te per l'iniziativa.

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