E non mi sorprendo, lo dico subito. E non è nemmeno “questione di
gusto”, è questione di abitudine ad alimentarsi con un certo tipo di olio
diverso da quello che alcune aziende producono oggi. La qualità dei prodotti
che ognuno di noi mangia ogni giorno la decidiamo noi stessi, a seconda di ciò
che ci piace e che ci provoca piacere. Mia nonna – ad esempio – preferisce
l’olio del contadino, olio vergine di oliva secondo me con notevoli difetti
organolettici e, quell’olio, rappresenta per lei la massima qualità e lo mangia
con passione. Non c’è niente da fare.
Il Koinè invece è un olio extravergine da olive di alta qualità prodotto dall’omonima azienda agricola di Benedetta Cipriano a Piedimonte Matese ed è un olio che rispetta determinati parametri chimici e non ha difetti sensoriali come previsto dalla Legge. L’olio “del contadino” non offre garanzia di qualità, a meno che il produttore non si rivolga ad un laboratorio per le analisi chimiche e ad un panel qualificato che ne stabilisce anche la categoria merceologica (extravergine, vergine, lampante). Quando ho proposto alla nonna di consumare il Koinè, quasi con disgusto me lo ha scartato, dopo averla anche avvisata che avrebbe percepito l’amaro e il piccante e che gli stessi erano pregi e non difetti. La risposta è stata “sarà anche buono, mi fido di te, ma la qualità di ciò che mangio la decido io e per i miei gusti quest’olio è acido”…
Bene, fortunatamente i tempi stanno cambiando e i
nuovi consumatori scelgono sempre di più oli con spiccate caratteristiche
sensoriali ed oli etichettati con valori chimici che rientrano di gran lunga in
quelli stabiliti dalla Legge. Si preferisce sempre di più amaro e piccante e
fruttati intensi che regalano emozioni sensoriali uniche.
Il Koinè invece è un olio extravergine da olive di alta qualità prodotto dall’omonima azienda agricola di Benedetta Cipriano a Piedimonte Matese ed è un olio che rispetta determinati parametri chimici e non ha difetti sensoriali come previsto dalla Legge. L’olio “del contadino” non offre garanzia di qualità, a meno che il produttore non si rivolga ad un laboratorio per le analisi chimiche e ad un panel qualificato che ne stabilisce anche la categoria merceologica (extravergine, vergine, lampante). Quando ho proposto alla nonna di consumare il Koinè, quasi con disgusto me lo ha scartato, dopo averla anche avvisata che avrebbe percepito l’amaro e il piccante e che gli stessi erano pregi e non difetti. La risposta è stata “sarà anche buono, mi fido di te, ma la qualità di ciò che mangio la decido io e per i miei gusti quest’olio è acido”…
di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati
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