Risale all’epoca coloniale,
la storia dell’olivo in Sud America, quando conquistatori Spagnoli portarono
dall’Europa la loro cultura, i loro usi e le loro abitudini alimentari. La
prima testimonianza di coltivazione di ulivi, risale al 1554, anno della
fondazione della città di Santiago dell’Estero da parte di conquistatori
proveniente dall’Alto Perù.
Alla fine del XVII sec.
Calors III, essendo il Virrey del Perù Pedro Fernandez de Castro, ordinò di
abbattere tutti gli ulivi dall’Alto Peru fino al Rio de La Plata, temendo che
America potesse superare la Spagna nel primato mondiale della coltivazione;
secondo la leggenda una anziana di Aimogasta, nella Provincia de La Rioja, coprendo
con il suo poncho una piantina, la convertì nell’unico ulivo
sopravvissuto che successivamente per moltiplicazioni e incroci dette origine
ad una nuova varietà argentina: Arauco.
Nel novecento la
domanda di olio da olive ebbe un forte incremento e, con una produzione
nazionale inesistente, si inizio a pensare di farne una economia nazionale.
Fu cosi che nel 1932 con la legge 11.643 si promoziona la coltivazione
dell’ulivo, ma sarà nel 1954 quando, nella prima conferenza nazionale
dell’olivicoltura a La Rioja, si popolarizza lo slogan “ Fai Patria, pianta un
olivo”; si aprirono nuovi frantoi e la produzione arrivò a sostenere la domanda
interna ed a esportare il prodotto all’estero. Nel 1965 si arrivò a piantare 5
milioni di piante, però questo sviluppo non fu accompagnato da una politica di
assistenza e molti frantoi chiusero e le coltivazioni vennero abbandonate.
Negli anni ‘70 una
campagna in favore dell’olio di Girasole, più economico e leggero, modifica
consumi e cultura di milioni di Argentini. Furono anni di profonda crisi con
una produzione irrilevante e molte difficoltà fino agli anni 90 quando un
ricambio politico e culturale mise di nuovo in moto il mondo olivicolo.
Si modernizzarono gli
impianti, si importarono piante da Spagna, Italia, Israele e Stati Uniti e si
studiarono nuovi mercati internazionali ma fu la legge 22.021 che si
dette maggior impulso alla produzione Nazionale.
Questa legge permetteva investimenti, in Regioni con difficoltà di
sviluppo agricolo, con il pagamento delle tasse dopo 16 anni. Nel 1998
erano 70.000 gli ettari coltivati con 14 milioni di piante.
di Gabriele Giusti - tutti i diritti riservati
Nessun commento:
Posta un commento