Così si inganna il consumatore! Bravo a chi si è inventato questa
“nuova etichetta”. Succede a Milano, un amico è sicuro di acquistare un buon
olio extravergine a buon prezzo, cinque euro al litro. Si tratta, in realtà, di
un olio di oliva. Avreste dovuto vedere la sua faccia quando gli ho spiegato
che l’olio di oliva è una spremuta di olive molto scadente che possiede grossi difetti
chimici ed organolettici per cui non è consentita la commercializzazione al
consumatore finale tal quale ma deve essere prima sottoposto alla raffinazione,
ovvero deve essere trattato industrialmente al fine di riportare i valori
analitici entro limiti previsti dalla Legge ed eliminare gli odori e i sapori
difettosi. Oltretutto questo non basta, perché il prodotto ottenuto dalla
raffinazione prende il nome di «olio di oliva rettificato» e per essere venduto
al consumatore finale deve essere miscelato con una percentuale - anche minima
- di olio extravergine di oliva o di olio vergine di oliva. Dopo tutta questa
trafila, in commercio potrai trovare l’olio di oliva.
Per carità, nulla contro l’olio di oliva, è pur sempre
ottenuto dalle olive e pertanto va rispettato. Quello che va evidenziato è
piuttosto la sfacciataggine con la quale certe persone operano. Il timbro “EXTRA”
che vedete sull’etichetta inganna il consumatore che pensa di acquistare un olio
extravergine anche buono, perché nell’incultura di prodotto in cui versa –
poverino – si fida di quanto gli viene comunicato. Bene, ora sa qualcosina in
più per difendersi.
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