La tignola dell’olivo, benché presente su tutto il territorio,
raramente raggiunge nelle aree olivicole interne livelli di dannosità tali da
giustificare il ricorso ad interventi chimici. Anche se il monitoraggio dei
voli con trappole a feromoni evidenzia ovunque catture di maschi, spesso
numericamente elevate, è negli oliveti litoranei che con maggiore frequenza
questo fitofago è in grado di arrecare danni di una certa entità. L’adulto è una farfalla che misura circa 12 mm di apertura alare, con
livrea giallo argentea e con macchie nerastre sulle ali. L’uovo, di forma
ovale, lenticolare, misura circa 0,5 mm. La larva a completo sviluppo misura 7-8 mm di lunghezza e 1,5 di
larghezza. Il suo colore è generalmente bruno verdastro chiaro o nocciola più o
meno scuro. Sulla parte dorsale sono presenti delle bande olivastre e
lateralmente è caratterizzata da due bande di colore paglierino. Il colore
della capsula cefalica può variare dal bruno al nero. Per raggiungere il
completo sviluppo la larva passa per 5 stadi di sviluppo caratterizzati da
dimensioni crescenti della capsula cefalica. La crisalide, di colore brunastro,
misura 6 mm
di lunghezza per 2 di larghezza, ha forma sub conica con la parte anteriore
arrotondata.
Il nome scientifico è Prays
oleae, compie tre generazioni annue ciascuna delle quali si svolge su un
organo vegetativo diverso: la prima sui fiori (antofaga), la seconda
all’interno dei frutti (carpofaga) e la terza, svernante, sulle foglie
(fillofaga). Gli adulti che sfarfallano dalle crisalidi di questa ultima
generazione compaiono allo stadio fenologico della differenziazione dei bottoni
fiorali. Dalle uova deposte sul calice dei bottoni fiorali nascono, dopo
quattro o cinque giorni, le larve della prima generazione che penetrano nei
fiori dove si nutrono degli organi interni. Ogni larva è in grado di visitare
10-15 fiori legandoli con un filo di seta fino a formare un glomerulo che rende
facilmente individuabili i fiori attaccati. Lo sviluppo larvale dura dai 20 ai
30 giorni, a completo sviluppo la larva si incrisalida in un bozzoletto tessuto
all’interno del glomerulo o in anfratti della corteccia da cui, dopo 10-15
giorni, sfarfallano gli adulti della seconda generazione.
Le femmine di questa generazione depongono le uova sul calice di
frutticini, in prossimità del peduncolo e dopo una incubazione di 5-6 giorni
nascono le larve che realizzano una galleria parallela al peduncolo attraverso
la quale raggiungono i cotiledoni all’interno del nocciolo. L’incrisalidamento
può avvenire sia all’interno che all’esterno del frutto, di solito nel terreno.
A fine estate compaiono gli adulti della terza generazione. Le uova vengono
deposte sulla pagina superiore delle foglie, in prossimità della nervatura
centrale. Dopo alcuni giorni nascono le larve che penetrano nel tessuto
fogliare all’interno del quale si sviluppano attraverso cinque stadi ciascuno
dei quali causa erosioni caratteristiche. Questa generazione costituisce la
forma svernante dell’insetto, l’incrisalidamento avviene nel mese di marzo. In
alcune regioni più calde le temperature primaverili-estive superiori a 31°C con umidità relativa
superiore al 70-75% sono in grado di causare la morte di uova e larve mentre le
crisalidi sopravvivono fino a temperature di 40°C mentre temperature al di
sotto dei 5°C
per almeno venti giorni determinano la morte delle uova. Anche situazioni di
deficit igrometrico condizionano notevolmente la vitalità delle uova.
DIAGNOSI
E DANNI
Il campionamento va effettuato prelevando casualmente 100 olivine ed
osservandole accuratamente per rilevare l’eventuale infestazione (uova e
larve). L’entità dei danni arrecati da Prays
oleae presenta, nella zone di diffusione, una variabilità molto ampia. Le
larve di prima generazione danneggiano le infiorescenze, la percentuale di
fiori attaccati infatti può variare da poche decine fino a valori - in casi
eccezionali - anche del 90-95%. Le larve della generazione carpofaga invece danneggiano la drupa e ne provocano la cascola in
due momenti diversi; in giugno-luglio quando penetrano all’interno del frutto e
in settembre-ottobre quando escono dal frutto per incrisalidarsi. Spesso i
frutti caduti nella prima fase sono confusi con il diradamento naturale o con
la cascola tipica dell’olivo, tuttavia, se la percentuale di piccole olive
cascolate è elevata, la produzione è compensata dall’incremento ponderale in
peso dei frutti rimasti e da una migliore resa in olio. Nella seconda fase cadono i frutti ormai prossimi alla maturazione ed è
questa cascola che solitamente impressiona l’olivicoltore quando ormai non è
più possibile prendere provvedimenti di difesa.
STRATEGIE
DI DIFESA
Il ricorso a interventi di difesa può essere necessario contro la
generazione carpofaga e del tutto occasionale contro quella antofaga. Gli
interventi contro la prima generazione sono da ritenersi necessari solo quando
si raggiungono soglie di intervento pari al 4-5% di fiori attaccati. Osservazioni realizzate in Italia hanno
evidenziato che anche nel caso del 32% di infiorescenze colpite l’incidenza
economica dell’infestazione non necessita di interventi di difesa. Contro
questa generazione è auspicabile l’impiego di Bacillus thuringiensis intervenendo quando il 50% dei fiori sono
aperti. Per la lotta alla generazione carpofaga è necessario utilizzare
prodotti sistemici o citotropici in grado di raggiungere la giovane larva che
si addentra all’interno dell’olivina pertanto sono indicati triclorfon, fenitrothion microincapsulato, oppure dimetoato, formothion, fenthion ecc. Il trattamento con questi
prodotti si rende necessario al superamento della soglia di intervento del 15%
di drupe con presenza di un uovo, l’intervento dovrà essere effettuato quando
l’olivina raggiunge le dimensioni di un grano di pepe, in particolare quando il
50% delle uova sono schiuse. Sono allo studio metodi di cattura massale con
trappole innescate con il feromone sessuale.
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