In olivicoltura gli accorgimenti per produrre olio di qualità sono
pochi, ma non è facile ottenere un buon prodotto. Basta infatti mancare in
qualche passaggio e tutto si annulla, bisogna stare attenti e non pensare che
tutto viene da se. L’esperienza è senz’altro valida, per carità, ma a volte
anche la presunzione fa commettere banali errori.
Curare gli alberi
L’ulivo è un albero poco esigente, ma come tutti ha bisogno di cure. Va
eseguita la potatura da professionisti ogni anno, vanno monitorati gli insetti
ed eseguiti i trattamenti dovuti, va concimato il terreno somministrando
nutrienti necessari alla pianta per vegetare e produrre frutti.
Inerbimento e controllo delle
infestanti
E’ consigliabile sempre lasciare il terreno inerbito, sia per l’efficienza
produttiva in termini di qualità dell’olio e di quantità e sia per il
mantenimento della sostanza organica. Il controllo della eventuale flora
infestante può essere effettuato mediante sfalci, limitando la crescita in
prossimità delle giovani radici degli alberi.
E’ questo un elemento sul quale spesso si fanno errate valutazioni. Lo
sviluppo del frutto e l’accumulo dell’olio è un mondo tutto da scoprire. Il
momento migliore per la raccolta si ha quando l’invaiatura (mutamento del
colore del frutto, dal verde al violaceo) è al 40-50%, ma ciò non basta per
stabilire se stiamo raccogliendo al tempo giusto oppure no. La qualità di un
olio dipende molto dalla scelta della raccolta, perché è proprio in quei
momento che si concentrano anche le sostanze fenoliche responsabili dei valori
organolettici e nutrizionali dell’olio estratto.
Il processo di inolizione (accumulo dell’olio nell’oliva) si avvia a
fine agosto – inizio settembre, quando nella polpa vengono prodotte le piccole
gocce di olio che poi si uniscono vengono
immagazzinate nel vacuolo. L’inolizione però dipende da molti fattori - ed è
qui che molti non fanno attenzione - a partire dalla cultivar (varietà) e fino ad arrivare all’età dell’albero, al
carico di frutti, alla disponibilità idrica e di nutrienti ed anche alla
condizioni climatiche. L’accumulo dell’olio varia quindi in funzione della
cultivar, ogni varietà è diversa dall’altra, ci sono varietà di olivo a
inolizione tardiva (es. Leccino) e varietà a inolizione precoce (es. Frantoio).
E’ chiaro che queste due varietà vanno raccolte in tempi differenti, ne vale la
qualità dell’olio.
Altro aspetto da non sottovalutare è la gestione delle olive raccolte
in attesa di essere frante, queste vanno poste in cassette fenestrate in quanto
l’oliva è auto combustibile e quindi più la si ammassa e più si riscalda
innescando processi fermentativi che portano difetto di riscaldo all’olio estratto. Ecco perché è bene portare quanto prima
le olive al frantoio (massimo 24 ore) magari concordando tutto prima con il
frantoiano. Pretendete che l’impianto di estrazione (frantoio) sia lavato prima
della frangitura delle vostre olive, altrimenti rischiate di buttare all’aria
tutto il lavoro fatto.
Filtrare o non filtrare?
E’ preferibile infine far filtrare l’olio, sarà più
longevo. L’olio appena estratto non è filtrato e contiene, al suo interno,
minuscole particelle di polpa e nocciolo. Perciò l’olio appena estratto ci pare
torbido. Non filtrare l’olio comporta un minore tempo di conservazione, perché quelle
particelle nel tempo si depositeranno sul fondo del contenitore in cui è
conservato l’olio, fermentando e producendo anche dei difetti.
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