La mia passione per l’ulivo ha origine occasionale, non voluta, e come
i più grandi amori non smette mai di perseverare nel tempo quella voglia di
conoscersi, riscoprendosi sempre. Non amo sentire sciocchezze che riguardano il
mondo dell’olio, soprattutto da chi il settore lo conosce bene (almeno spero) ma
non si vuole rendere conto della realtà dei fatti. Mi piacerebbe invece individuare
in tutti una maggiore consapevolezza del prodotto, una maggiore cultura. Ormai
conosciamo tutti quello che tutti chiamano “lo scandalo dell’olio” che in
questi giorni sta invadendo le nostre case, quasi a irrompere volutamente nella
nostra coscienza per comunicarci una volontà imposta, distorta. Un’imposizione.
Sulla qualità ci sarebbero tante cose da dire e specificare, ma diciamo
che i parametri da tenere in considerazione per stabilire la classe
merceologica degli oli sono due: l’esame chimico
e quello organolettico. Sui
parametri chimici per fortuna c’è poco da fare, se un extravergine è conforme a
quanto indicato dalla Legge in materia nessuno può opinare. E’ extravergine e
basta ed è dimostrabile perché prima che una azienda metta sul mercato olio fa
le dovute verifiche e analisi. Il
problema nasce quando si parla di analisi organolettica. Un olio infatti, per
essere riconosciuto extravergine, deve risultare idoneo anche
all’analisi organolettica. Quest’ultima serve a giudicare l’olio dal punto
di vista delle caratteristiche sensoriali, ossia olfattive e di gusto e
valutarne pregi e difetti. La valutazione organolettica viene eseguita da un
gruppo di assaggiatori professionisti i quali, per esempio, possono declassare
un olio da extravergine a vergine. Sulla valutazione sensoriale c’è un
dibattito aperto, in particolare la domanda che ci si pone è se questo “metodo”
garantisca o no la certezza del risultato. Tutto l’allarmismo di questi
giorni sta proprio in quest’ultimo discorso, perché, ovviamente, non è
possibile indicare in etichetta la dicitura extravergine
di oliva se quell’olio ha difetti sensoriali ma andrebbe indicato olio vergine
di oliva o addirittura olio di oliva vergine
lampante.
Il punto è che non tutti gli extravergini sono uguali. Si, avete capito
bene.
Esistono gli oli extravergini da “primo prezzo”, che posseggono
caratteristiche chimiche e organolettiche border line, cioè ai limiti di legge
ma che soddisfano comunque i requisiti normativi. Vengono spesso utilizzati dalla
GDO come prodotti civetta, per attirare clientela e sono destinati ad un
consumo di massa. Sono oli semplici, spesso miscele di oli di provenienza
diversa, comunitaria, magari oli della campagna precedente. Non dimentichiamo,
per esempio, che in Spagna un litro di olio si produce a poco più di due euro. Tutto
qua. Non è vero che solo l’olio da olive italiano è buono e magari è anche più
salutare degli altri oli in commercio, sciocchezze, l’olio di alta qualità,
come quello meno pregiato, si può fare ovunque. Come non è vero che bisogna
diffidare dagli oli che costano meno di 7 euro, nella stessa Puglia l'olio
normalmente viene ceduto a prezzi che consentono di vendere il prodotto a
prezzi più bassi dei famosi 6-7 euro. Bisogna solo conoscere, capire, saper
distinguere e diventare consapevoli.
Esistono poi oli di alta qualità,
con caratteristiche chimiche e organolettiche assolutamente superiori. Sono le
eccellenze, sono gli oli con un numero elevatissimo di sostanze antiossidanti
(polifenoli) e che hanno profumi straordinari, che si producono con attenzioni
diverse e con costi di produzione più alti. Sono gli oli che possono essere
consumati come investimento per la propria salute, che possono essere
utilizzati nella cucina d’élite per gli abbinamenti gastronomici. Sono oli ai
quali va riconosciuto un valore diverso, perché fare qualità ha un costo, ecco perché
hanno un prezzo maggiore.
In conclusione, un olio extra vergine di oliva venduto a basso prezzo non necessariamente è frutto di frodi o
sofisticazioni. Gli illeciti ci sono, per carità, ma non è il caso di
allarmare in questo modo. Piuttosto impegniamoci tutti a fare più cultura di
prodotto e più informazione corretta e a rendere i consumatori più consapevoli
dei propri acquisti.
di Vincenzo Nisio
Grazie di aver condiviso questo post, ero un pò preoccupata per l'olio che solitamente lo compro e in genere quello che viene messo in offerta naturalmente di marche ben note che si chiacchiera pure al riguardo e non sapevo cosa fare continuare a prenderlo o meno. Non posso permettermi comprarlo quello extra costoso ma sempre ho pensato che anche quello meno costoso qualcosa di buono ne avrà. In quanto par, tu che sei esperto in questo mi dai sollievo. Grazie e buon lunedì !
RispondiEliminaCiao Andreea, certo tutto quello che si sente sugli extravergine a basso prezzo è incredibile. Vai pure tranquilla, l'importante che scegli con la consapevolezza. Penso di aver riassunto un pochino tutto nell'articolo, la cultura del prodotto è fondamentale in questi casi.
RispondiEliminaA presto...