La cultura dell’olio si, ma fatta bene e senza dispendio di danaro. Altrimenti i risultati sono quasi pari a zero

Sono chiaro da subito: ogni occasione è buona per infondere la cultura dell’olio. Ai consumatori, ai ristoratori, agli appassionati e soprattutto ai giovani e nelle scuole. Diffondere la cultura dell’olio è sempre un vantaggio per tutta la comunità, anche se bisogna attendere ed avere pazienza. Io - come sapete - lo faccio da tanti anni, nutrito da una grande passione e soprattutto senza precludere la scoperta di visioni nuove che ho voluto portare anche nell’ormai conosciuto Buonolio Salus Festival, insieme ad altri amici nutriti dal mio stesso attaccamento, quasi alla quinta edizione.

Sono anni ed anni che si continua a perpetrare un’attività che a mio avviso è diventata obsoleta, la cultura dell'olio buono non cresce se si continua a proporre sempre la solita solfa. Occorre innovare, perché l’olio si rinnova sempre pur essendo un prodotto antico. Cambiano le tecnologie di estrazione, il modo di coltivare, di fare marketing, quello di approcciarsi alla materia e perciò anche la formazione deve subire un cambiamento. Ci sono eventi, concorsi, guide, professionisti che hanno dato tanto e continuano a farlo nel nome di un amore incontrastato per l’extravergine di alta qualità ai quali bisognerebbe dare molto più spazio e fiducia: ma è sempre quella maledetta meritocrazia che manca alla quale non è dato valore. Si inventano addirittura crisi e allarmismi (leggi qui) per chiedere ed ottenere finanziamenti pubblici, ritrovandoci poi a dover commentare lamentosamente sempre quel calo di produzione che oramai è diventato un’ossessione.

L’Italia non ha mai creduto molto nella cultura del prodotto, è dormiente e soprattutto lo sono gli stessi produttori (non tutti per fortuna!) ed il mondo dell’associazionismo e delle istituzioni. Molte delle azioni che si fanno a favore della “cultura dell’olio” sono di basso profilo, sempre le stesse da tempo immemore con risultati ormai consolidati pari a zero o poco più. Spesso si lascia tutto così, senza che vi fosse un seguito. Va bene educare, addestrare, informare e formare ma poi bisogna seguire passo passo e concretizzare le azioni in qualcosa di reale, altrimenti è solo slogan. E quello che mi infastidisce è l’utilizzo di tanto danaro, molto spesso anche pubblico e quindi soldi nostri, impiegato in vari progetti per il miglioramento della qualità, dell'ambiente, per la tracciabilità del prodotto e quant’altro che fino ad oggi hanno portato pochissimo. La realtà è che in tutti questi anni i pochi investimenti sono stati sbagliati e questo lo dico perché non hanno prodotto quasi nessun risultato, almeno questa è l’impressione che ho. Quel poco che è cambiato lo dobbiamo all’amore e alla passione di quei pochi individui che hanno avuto la forza di fare qualcosa di buono. E continuano a farlo, in silenzio.



di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati



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